Elezioni francesi in cui i tre principali candidati sono indagati, giudici che negli Usa bloccano i provvedimenti del nuovo presidente Trump e inchieste che, in Italia, fanno crollare giunte quasi ogni giorno. In Occidente il potere giudiziario viene spesso accusato dai politici di avere troppo potere e influenza. Non sembrano avere la stessa preoccupazione in Nuova Zelanda, dove il parlamento ha concesso personalità giuridica addirittura a un fiume, il Whanganui, che scorre per 290km dal centro dell’Isola del Nord fino al mare, e che d’ora in poi godrà della difesa di ben due avvocati.

 

Harry

Il principe Harry in visita sul fiume Whanaganui il 14 maggio 2015

La decisione – Il riconoscimento deriva dallo storico trattato di Waitangi, sottoscritto nel 1840 da un rappresentante e da 40 capi tribù Maori, con cui la Nuova Zelanda divenne colonia inglese. L’accordo, che pose fine a un lungo conflitto tra nativi e colonizzatori, garantiva anche la protezione agli interessi e alle proprietà dei Maori, che oggi vedono riconosciuta l’importanza di difendere la «salute e il benessere» del loro fiume, «essere indivisibile e vivente con tutti i suoi elementi fisici e spirituali». Si chiude così una battaglia legale durata più di 170 anni, il più lungo contenzioso nella storia del Paese.

Le reazioni – Entusiasta la comunità locale, che tramite le parole del portavoce Albert Gerrard a Radio New Zealand ha dichiarato di aver «sempre creduto che Wahanganui sia un insieme indivisibile e vivente con tutti i suoi elementi fisici e spirituali, dalle montagne del centro all’Isola del Nord fino al mare». «Questa legge – ha proseguito sulla stessa lunghezza d’onda il ministro per il trattato di Waitangi Christopher Finlayson – riconosce la profonda connessione spirituale fra il locale popolo Whanganui Iwi e il loro fiume ancestrale. Ne riconosce le tradizioni e usanze e crea una base solida per il futuro del fiume».

Wahanganui

Wild Law – Quanto è successo in Nuova Zelanda non è il primo caso di diritti soggettivi assegnati a elementi ambientali. Nel 2008, in Ecuador, un referendum ha sancito a livello costituzionale in una nazione i diritti di fiumi, laghi e montagne: «La natura ha il diritto di esistere, persistere, mantenersi, rigenerarsi attraverso i propri cicli vitali, la propria struttura, le proprie funzione e i propri processi evolutivi». Mentre negli Stati Uniti, dopo l’esperienza di Shapleigh, cittadina del Maine che nel 2009 votò un’ordinanza per proteggere le falde acquifere dalla multinazionale Nestlé, si stanno diffondendo comunità che affermano esistere diritti inalienabili non solo per l’uomo, ma anche per la natura.