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Quando è stata annunciata la prima versione del muslim ban le proteste si sono scatenate in molti aeroporti dove i cittadini colpiti dal provvedimento erano stati bloccati

Arriva allo scadere la bocciatura per la seconda versione del Muslim ban di Donald Trump, il divieto di accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sei paesi musulmani (Libia, Siria, Sudan, Yemen, Somalia e Iran). Giusto prima di entrare in vigore. È stavolta il giudice distrettuale delle Hawaii, Stato natale di Barack Obama, a bloccare il decreto che sarebbe dovuto scattare alla mezzanotte del 16 marzo (le 5 in Italia). La sospensione si applica su tutto il territorio statunitense e congela di fatto il provvedimento fino a un nuovo pronunciamento giuridico.

La sentenza della magistratura – Nelle motivazioni del giudice l’ordine esecutivo viola il primo emendamento della Costituzione americana, rappresentando di fatto una chiara forma di discriminazione religiosa ai danni dei musulmani. Impedirebbe, in sostanza, ai cittadini dello Stato, studenti e lavoratori, di ricevere visite dai parenti provenienti da Paesi a maggioranza islamica. «C’è lo specifico obiettivo di ostacolare una religione», sono state le parole del giudice Derrick K. Watson, che ha definito «illogica» la giustificazione fornita in precedenza dall’amministrazione («Il bando non è discriminatorio perché non è contro tutti i musulmani»). Anche la motivazione della sicurezza nazionale, è l’opinione della Corte, sarebbe secondaria all’evidente discriminazione che limita le attività delle università, delle imprese e anche del turismo nell’arcipelago. Nelle pagine della sentenza il caso preso in esame è stato quello dell’imam egiziano a capo della comunità islamica hawaiiana. Con l’entrata in vigore del “bando” la suocera dell’imam rischiava di vedersi negare il visto. La decisione arriva all’ultimo, ma anche le corti dello Stato del Maryland e di Washington stavano esaminando in queste ore il provvedimento.

Nuova sconfitta per Trump – A nulla sono servite le modifiche della Casa Bianca, dopo che il giudice di Seattle aveva già bloccato il primo “bando”, confermato poi in appello dalla corte di San Francisco. Dopo le sentenze della magistratura Trump aveva rinunciato a rivolgersi alla Corte suprema, preferendo riscrivere il testo. Nella seconda versione l’Iraq era stato tolto tra i Paesi a rischio ed era stato risparmiato il bando a chi avesse già ottenuto un visto o la green card, i permessi di soggiorno permanente. È arrivata, invece, un’altra bocciatura per il presidente che, però, non ci sta e stavolta sembra deciso a fare ricorso a oltranza, fino alla Corte Suprema, dove ha nominato come uomo di fiducia Neil Gorsuch. «Un abuso senza precedenti. Lotteremo e vinceremo», è stata la sua promessa.