Dall’Isola di Giava a quella del Borneo. Si chiamerà Nusantara e a partire da agosto 2024 sarà la nuova capitale dell’Indonesia. I motivi di questa scelta sarebbero a prima vista ambientali. La capitale attuale, Giacarta, si abbassa di circa 7,5 centimetri all’anno, a causa del cambiamento climatico e dell’innalzamento del livello dei mari. In più, la situazione è aggravata dal sovrappopolamento della megalopoli, che oggi conta quasi 11 milioni di abitanti. Tuttavia, a ben vedere, la scelta del governo di costruire ex novo un centro urbano che sorgerà sull‘isola del Borneo, nella provincia di Kalimantan orientale, porta con sé anche implicazioni politiche.
Motivi politici – Il presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo ha appena concluso il suo secondo mandato e l’approvazione del disegno di legge, a gennaio 2022, che prevede lo spostamento della capitale, potrebbe essere il suo ultimo lascito, il “fiore all’occhiello” del suo operato. Nel 2019, all’inizio del secondo incarico, era stato proprio Jokowi ad annunciare il trasferimento del centro amministrativo, citando i motivi ambientali. Sovrappopolamento, ma anche una sregolata attività di estrazione di acqua potabile dalle falde dell’isola che di certo non favorisce il già fragilissimo equilibrio del territorio. Secondo i climatologi infatti, entro il 2050 il 25% dei di Giacarta sarà sommerso.
La nuova città “sostenibile”- Nusantara, che in indonesiano significa “arcipelago”, sarà una città costruita nel segno della “sostenibilità”: sorgerà in un territorio di 180mila ettari (circa 1800 chilometri quadrati) già proprietà del governo. L’operazione prevede un esodo coordinato della popolazione che dovrebbe concludersi nel 2045 e che costerà l’equivalente di circa 28 miliardi di euro. Sarà grande quattro volte Giacarta e si propone come una città smart, fondata sull’innovazione tecnologica come strumento per il rispetto dell’ambiente. Edifici ecosostenibili e mezzi di trasporto a bassa emissione, il 75% degli spazi sarà riservato ad aree verdi. L’inaugurazione è prevista per il prossimo 17 agosto, giorno in cui si celebra l’anniversario dell’indipendenza indonesiana.
La questione ambientale – Molti guardano con scetticismo al progetto, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto ambientale. A oggi il settore delle rinnovabili in Indonesia è ancora piuttosto debole, basti pensare che l’energia rinnovabile rappresenta solo l’11.5% dell’energia totale del Paese. Inoltre, secondo le previsioni, Giacarta resterà ancora per molto tempo il centro economico dell’Indonesia e gli scambi tra le due città potrebbero incrementare le emissioni, soprattutto del trasporto aereo. Per di più, la scelta di costruire ex novo un centro metropolitano così grande in un territorio come quello del Borneo senza dubbio danneggerà la biodiversità dell’isola. L’incremento della deforestazione, fenomeno già noto al territorio a causa delle numerose piantagioni per l’olio di palma, potrebbe mettere in pericolo la sopravvivenza di una delle foreste pluviali più antiche del pianeta.
La questione sociale – Le popolazioni tribali del Borneo, i Paser-Balik e i Dayak, potrebbero risentire della rivoluzione dell’ambiente circostante e le già frequenti lotte interne a questi gruppi potrebbero farsi più aspre. Anche l’esodo della popolazione giavanese non è da dare per scontato. Il trasferimento dei funzionari e del loro staff sarà uno degli aspetti meno problematici. Per i cittadini che occupano posizioni lavorative di rango più basso, invece, come ristoratori, albergatori o negozianti, spostarsi potrebbe risultare economicamente difficile.
Secondo diversi analisti, spostare la capitale, seppur necessario, non risolverà i problemi ambientali di Giacarta.