Quattro razzi sparati da Gaza verso Israele hanno “salutato” l’arrivo di Barack Obama in Palestina. È la prima visita ufficiale in quel Paese per il Presidente degli Stati Uniti, che incontrerà in privato a Ramallah (Cisgiordania) il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen.

Due razzi sono esplosi nei pressi della cittadina di Sderot, dove hanno fatto pochi danni e nessun ferito. Gli altri due, probabilmente difettosi, sono caduti all’interno della Striscia di Gaza senza superare il confine. Episodio senza gravi conseguenze quindi, ma che evidenzia il fatto che la visita di Obama certo non è vista di buon occhio da molti palestinesi. In questo senso sarà interessante capire se Abu Mazen condannerà  il lancio dei razzi, partiti da una zona controllata da Hamas, con cui il presidente palestinese sta tentando la via del dialogo.

Già nei giorni scorsi, mentre Obama visitava Israele, a Gaza migliaia di palestinesi erano scesi in piazza con un corteo di protesta nella strada centrale, la Omar al-Mukhtar. Guidati da delegazioni di Hamas, della Jihad islamica, di al-Fatah e delle fazioni della sinistra marxista, hanno urlato slogan anti-americani rimproverando agli Stati Uniti il loro sostegno unilaterale ad Israele.

L’Olp, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ha poi diffuso un video riassunto dei negoziati degli ultimi venti anni, in gran parte, secondo loro, inutili. “Non abbiamo bisogno di altri vent’anni di trattative. invece, una chiara volontà politica per realizzare le risoluzioni dell’Onu e quanto stabilito dal diritto internazionale. Occorre mettere fine a decenni di impunità israeliana. I negoziati non possono continuare a nascondere la realtà della colonizzazione e della segregazione, ma devono essere una via pacifica per mettere fine a decenni di occupazione, al fine di creare due Stati sovrani: la Palestina ed Israele”.

Questo il messaggio al Presidente Obama. Che già aveva ribadito, subito dopo l’atterraggio a Tel Aviv: “siamo al fianco di Israele perché è un nostro interesse di sicurezza. Non è casuale che si svolga proprio in Israele la mia prima visita all’estero del secondo mandato. Essa rappresenta per me l’opportunità di ribadire i legami indistruttibili che ci legano”. Gli Usa sono fieri di essere i migliori alleati dello Stato ebraico, ha continuato Obama, convinto che tale alleanza possa conservarsi “eterna” e “per sempre”.

Enrico Tata