olanda

Il giorno è arrivato. Il 15 marzo i Paesi Bassi voteranno per rinnovare il parlamento nazionale. È il primo grande appuntamento europeo, che anticipa le presidenziali francesi, organizzate per il mese di aprile, e le federali tedesche di settembre. E’ la prima occasione non solo per testare la forza elettorale dei populismi nel continente, ma anche per le forme assunte dalla crisi diplomatica con la Turchia, che potrebbero influenzare gli scenari del voto e determinare uno spostamento a destra dell’elettorato. Dopo il caso dei ministri di Ankara, cui era stato impedito di svolgere comizi a Rotterdam, oggi il vicepremier turco Numan Kurtumulus ha annunciato la chiusura dello spazio aereo ai diplomatici olandesi. La comunità internazionale invita alla calma e chiede di abbassare i toni.

In campo – La sfida è ristretta a tre candidati. Secondo le ultime rivelazioni, in testa ai sondaggi con il 15,2% delle preferenze si collocherebbe Mark Rutte, l’attuale primo ministro leader dei Liberali (Vvd), partito di centrodestra moderato. Elementi chiave della sua campagna elettorale sono stati la battaglia all’estremismo e all’islamofobia, investimenti nell’istruzione e gestione del flusso dei migranti. Segue Jesse Klaver, leader della Sinistra Verde (GroenLinks), con il 12,9% delle preferenze. Klaver, trent’anni, è il nuovo volto della sinistra olandese. Europeista e favorevole all’accoglienza, è considerato l’argine ai movimenti xenofobi del paese. Già a partire della sua biografia: un padre marocchino e una madre metà olandese e metà indonesiana. Delle sue origini, Klaver ha fatto una carta vincente nel gioco politico. Le chiama in causa di fronte agli insulti che la destra xenofoba lancia ai migranti, e risponde dicendo di volere l’Olanda che «torna a se stessa». Alla tolleranza, e all’apertura delle frontiere, che l’ha storicamente caratterizzata.

EuroscetticoGeert Wilders, il leader del Partito della libertà (Pvv) dato inizialmente favorevole dei sondaggi, è accreditato del 12,8% delle preferenze. Euroscettico, ammiratore di Trump tanto da ritenerlo «un dono di Dio» e contrario all’immigrazione, ha definito le elezioni di marzo l’inizio di una primavera patriottica. Politico di lungo corso, aveva già fatto parte di una coalizione di governo agli inizi degli anni 2000. Nel tempo il suo discorso si è radicalizzato neI contenuti. E, quanto alla forma, si è raffinato nell’uso dei social, cogliendo le potenzialità che la rete può offrire al “politicamente scorretto”. Il programma politico è chiaro: chiusura delle frontiere, stop ai migranti e misure anti-islamiche. Come la tassa sul velo, il divieto di costruire nuove moschee e la messa al bando del Corano. «Nexit», l’uscita dell’Olanda dall’Unione Europea, è un’altra parola d’ordine.

Scenario frammentato – Sono ventotto i partiti in corsa a contendersi i 150 seggi del parlamento. La maggioranza di governo deve contare su almeno 76 seggi ma, dato il sistema proporzionale puro vigente, è difficile che un unico partito riesca a ottenere i seggi necessari a governare da solo. Probabile, quindi, la formazione di un governo di coalizione. Sono proprio le larghe intese a sbarrare la strada a Wilders, che sta incontrando difficoltà nel cercare alleati visto che tutti i principali partiti olandesi hanno detto pubblicamente di non volere legami con il Pvv. Nell’ultimo scontro televisivo prima del silenzio elettorale, riferendosi al leader xenofo e marcando con lui una netta differenza, Rutte aveva dichiarato: «Voglio che i Paesi Bassi siano i primi a mettere termine al cattivo populismo. Si può dire che queste elezioni siano i quarti di finale per impedirgli di vincere. Le semifinali sono in Francia ad aprile e, in seguito, la finale in Germania a settembre».

Crisi diplomatica – Alla vigilia non è quantificabile la ricaduta sulle elezioni della polemica con la Turchia, che potrebbe portare acqua al mulino di Wilders. La tensione resta alta. In una conferenza stampa, il presidente Erdogan ha dichiarato che «l’Olanda è responsabile della peggiore strage della seconda guerra mondiale», riferendosi al non intervento dei caschi Blu dell’Onu nel massacro di Srebernica del 1995. Il vicepremier Numan Kurtumulus ha annunciato la chiusura dello spazio aereo ai diplomatici olandesi. Fino a quando l’Olanda non accetterà le richieste di Ankara, non sarà permesso all’ambasciatore olandese di rimanere ad Ankara. «In atto c’è una crisi molto profonda che noi non abbiano né iniziato né tantomeno portato a questo livello», ha dichiarato Kurtumulus.