Vittorio Arrigoni, attivista italiano ucciso dai salafiti a Gaza il aprile 2011

Vittorio Arrigoni, attivista italiano ucciso dai salafiti a Gaza il 15 aprile 2011 (rightsreporter.org)

Il tribunale militare di Gaza ha ridotto a 15 anni la pena inflitta a Tamer Hasasna e Mahmud Salfiti per l’omicidio di Vittorio Arrigoni, attivista italiano rapito e ucciso a Gaza il 15 aprile 2011 da una cellula legata al movimento salafita, frangia integralista islamica più radicale di Hamas.

Al termine di un dibattito piuttosto breve, i giudici hanno informato i due salafiti di aver accolto il loro ricorso, trovandoli adesso colpevoli solo di rapimento e non più di partecipazione attiva alla uccisione di Arrigoni. Di conseguenza la loro detenzione è stata ridotta a 15 anni di carcere. La pena potrà essere ulteriormente abbreviata di un terzo per buona condotta. Un terzo salafita, Khader Jram, condannato a 10 anni di carcere, ha fatto anch’egli ricorso in appello e il suo caso sarà esaminato la settimana prossima.

Arrigoni era un sostenitore della soluzione binazionale (uno stato laico, e unico per i due popoli) per risolvere il conflitto israeliano-palestinese. Finito nella lista delle persone sgradite a Israele dal 2005, aveva criticato aspramente e a più riprese la politica israeliana da lui giudicata fortemente repressiva nella striscia di Gaza. Dall’altra parte, non risparmiò aspre critiche all’auritarismo teocratico del governo di Hamas nella striscia e quello di Al-Fatah in Cisgiordania. La vocazione e la missione di Arrigoni era quella di raccontare e cercare di alleviare la sofferenza della gente comune palestinesi, in primo luogo dei bambini. Il suo motto, amplificato poi dalla sua tragica fine, era non a caso: “restiamo umani”.

Federico Thoman