Agenti schierati contro le rivolte a Nanterre (Fonte: ANSA)

Tensioni, scontri contro le forze dell’ordine, petardi e incendi appiccati dai manifestanti. Continuano le proteste in Francia, scoppiate dopo che un 17enne di origini algerine è stato ucciso martedì scorso da un poliziotto a Nanterre, perché si era rifiutato di fermarsi per un controllo. La Procura ha chiesto ora l’arresto dell’agente, incastrato da un video di 50 secondi caricato in rete, dove si vedrebbe il giovane a bordo della sua mercedes gialla, mentre veniva prima minacciato di morte e poi raggiunto da un colpo di pistola fatale. Un caso che ha subito scatenato l’ira degli abitanti del quartiere e di numerose banlieues sparse per tutto il Paese, tanto da costringere il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin a inviare nella capitale 2mila poliziotti per evitare ulteriori incidenti. Soprattutto in vista della marcia bianca organizzata per giovedì 29 giugno nella città.

Precedenti – «Ricordiamo tutti i disordini del 2005 e non vogliamo riviverli», ha raccontato a Le Monde Zohra, abitante della zona dopo la prima notte di rivolte, «ma un nuovo giovane è diventato vittima della polizia, in questi quartieri non cambia mai nulla». La donna si riferisce a quella che sembra una storia che continua a ripetersi. Vent’anni fa la Francia fu scossa da diverse sommosse. Tutto era iniziato quando due ragazzini erano morti in una centrale elettrica: sembra che l’incidente fosse accaduto perché i due scappavano dalla polizia.

La situazione nelle banlieus «Qui c’è un sentimento condiviso che la giustizia non è uguale per tutti, come non lo è la scuola, il diritto al lavoro», ha spiegato il sindaco di Nanterre Patrick Jarry. Anzi, dal 2017 sono state applicate leggi ancora più stringenti per il reato di refus d’obtempérer – ovvero resistenza all’arresto. Tra le norme previste, anche la possibilità per gli agenti di utilizzare le proprie armi in assenza di altri metodi a disposizione, contro soggetti in fuga, sospettati di poter causare «danni alla propria vita o a quella altrui».
Non è un caso che il numero di vittime collegate al rifiuto di fermarsi ai controlli sia cresciuto. Solo nel 2022 sono state 13 le persone uccise.

Reazioni – Restano divise sulla questione la maggioranza di governo e l’opposizione. Se, da un lato, il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron ha subito espresso solidarietà alla famiglia della vittima, definendo l’incidente «inesplicabile e ingiustificabile», dall’altro la destra – e l’estrema destra – hanno protetto il ruolo dei poliziotti nella vicenda. Lo stesso eurodeputato dei Républicains François-Xavier Bellamy si sarebbe infatti opposto alla linea politica del presidente, dichiarando: «Il ragazzo guidava senza patente e ha rifiutato di fermarsi».