Boris Nemtsov e Anna Duritskaya

Boris Nemtsov e Anna Duritskaya

Migliaia di persone, un assente illustre, l’ombra della fidanzata tornata a Kiev. Alle otto del mattino del 3 marzo, ora italiana, a Mosca la folla si raccoglie attorno al centro Andrei Sakharov, dove è stata allestita la camera ardente di Boris Nemtsov. Anche il luogo sembra voler ricordare il leader dell’opposizione, assassinato nella notte di venerdì 27 febbraio vicino al Cremlino: un museo dedicato ai diritti dell’uomo e intitolato a Sakharov, famoso dissidente dell’Unione Sovietica. Nemtsov sarà sepolto nel cimitero di Troyekurovskoye, dove si trova anche la giornalista dissidente Anna Politkovskaya, assassinata nel 2006.

Il presidente Vladimir Putin non c’è, e neppure il premier Dmitri Medvedev: al loro posto hanno mandato due vicepremier, Arkadi Dvorkovich e Serghiei Prikhodko, e la portavoce Natalia Timakova. Assente anche Aleksej Navalnyj, grande amico di Nemtsov e oppositore di Putin, cui è stato negato il permesso di uscire, anche solo per un’ora, dallo stato di arresto amministrativo in cui si trova per violazione delle leggi sulle dimostrazioni pubbliche. L’eurodeputata lettone Sandra Kalniete ha raccontato che le autorità russe le hanno impedito di entrare nel Paese per il funerale e l’hanno costretta a tornare perché considerata «indesiderabile». Anche il presidente del Senato polacco, Bogdan Borusewicz, ha accusato Mosca di avergli negato il visto per prendere parte alla camera ardente.

A portare le condoglianze di Barack Obama e John Kerry è stato l’ambasciatore americano John Tefft. L’Europa ha partecipato con una delegazione. «Tutti i 28 Paesi erano rappresentati sia sabato, quando abbiamo deposto i fiori sul ponte dove è stato ucciso Nemtsov, sia qui oggi», dice l’ambasciatore italiano Cesare Maria Ragaglini. «Con Nemtsov scompare una figura importante del panorama politico russo. Speriamo che i colpevoli siano portati davanti alla giustizia il prima possibile, anche per riportare un clima più sereno nell’ambito politico in Russia». Il presidente ucraino Boris Poroschenko ha inserito Nemtsov nell’Ordine della Libertà, la massima onorificenza conferibile a uno straniero. Lo ha annunciato, da Kiev, con un messaggio su Facebook: «Per noi ucraini Boris resterà per sempre un patriota della Russia e un amico dell’Ucraina. Nella sua vita ha dimostrato che sono due cose compatibili, basta solo volerlo».

Sull’intera vicenda aleggia però ancora l’ombra di Anna Duriskaya, la modella ucraina 23enne che era con Nemtsov al momento dell’omicidio. Nella notte tra lunedì 2 e martedì 3 marzo la giovane è tornata a Kiev, insieme al suo avvocato. I media russi hanno parlato molto della sua figura, mentre sui social network si è arrivati a teorie cospirazioniste che l’accusano di essere una spia ucraina. L’ipotesi che circola è che Anna avrebbe spinto Boris a prendere posizione contro Mosca e pro Kiev. Il Cremlino invece sostiene la teoria del complotto interno all’opposizione, che vedrebbe Nemtsov come una «vittima sacrificale» dei suoi stessi compagni, intenzionati a screditare il presidente Putin. La pista dell’omicidio passionale, un ex fidanzato geloso, sembra essere stata accantonata.

Federica Scutari