«Pump it up!», si legge su migliaia di cartelloni dei giovani manifestanti. «Pumpaj da pukne!», «pompa che esplode!», è scritto sui palloncini portati al corteo – la cui foto è stata pubblicata dall’osservatorio Balcani Caucaso – e che raffigurano la faccia di Aleksandar Vucic, il presidente serbo. È la metafora perfetta di ciò che da cinque mesi sta avvenendo nel Paese, a partire dalla prima manifestazione di Belgrado del 22 novembre: la mobilitazione studentesca dal basso contro il governo serbo – alla quale sempre più ampie fasce della popolazione stanno aderendo – che rischia di far scoppiare i vertici politici dello Stato. Un palloncino che ora Vucic deve al più presto bucare, se vuole restare al potere, soprattutto dopo l’imponente manifestazione anti-governativa del 15 marzo, che con più di 100mila partecipanti è stata definita «la più grande dell’intera storia serba». È per questo motivo che il presidente balcanico sta ora organizzando una contro-manifestazione con l’obiettivo, come riporta Repubblica, di «mostrare l’unità del Paese». Una convocazione di piazza che è prevista nella capitale tra due giorni, il 12 aprile, e che il governo auspica raduni 200mila persone, per quanto in molti ritengano tali previsioni inverosimili.

La manifestazione a Belgrado del 12 febbraio 2025 (credits: Federico Baccini/The New Union Post)

Le parole di Vucic – In un video pubblicato su Instagram, il presidente serbo si rivolge ai cittadini, e in particolare ai manifestanti: «La Serbia ha sempre fatto la scelta della libertà. Per questo il 12 aprile alle 19.00 ci vediamo sulla spianata davanti al parlamento». E nella didascalia aggiunge: «Invito tutti gli studenti a tornare a scuola. Tutti i responsabili della violenza nel Paese saranno assicurati alla giustizia. Sarà questa una delle richieste essenziali della Grande Assemblea Nazionale di sabato 12 aprile». La macchina della propaganda serba è in azione a pieno regime: è in atto una capillare opera di mobilitazione in tutte le regioni del Paese, in particolare nelle imprese pubbliche, alle quali sarebbero state date indicazioni sul numero minimo di dipendenti da portare a Belgrado con decine di autobus.

 

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La situazione politica in Serbia – «Non è la prima contro-manifestazione che Vucic cerca di organizzare. In passato, ci aveva già provato verso metà febbraio, senza riuscirci. Era programmata a Novi Sad, luogo dell’incidente che ha causato 15 morti e che ha scatenato le prime proteste del 22 novembre. L’evento è stato poi però annullato per mancanza di adesioni e per via di una più corposa mobilitazione studentesca nella città di Kragujevac». Federico Baccini, editor di The New Union Post, inquadra la Grande Assemblea Nazionale di sabato 12 aprile voluta da Vucic all’interno del contesto più generale della situazione politica serba. «Ci saranno partecipanti – prosegue – ma in molti non saranno là per loro spontanea volontà. Vucic riesce a convocare i dipendenti del settore pubblico – legati a doppio filo col partito di governo – facendo leva su promesse di denaro o ricatti di licenziamento». Ma anche nel settore pubblico la gente si sta stancando, e pian piano inizia ad aderire alla pacifica insurrezione giovanile.
«Sono stato a Belgrado a inizio febbraio. La mobilitazione è totale: i ragazzi scendono in manifestazione quotidianamente, le università sono occupate, il più delle volte col favore dei professori. E tutti i giorni, alle 12:52 – l’ora del disastro di Novi Sad – i giovani occupano le arterie di Belgrado con un sit-in silenzioso di 16 minuti. Gli automobilisti coinvolti nell’inevitabile congestione del traffico si fermano e partecipano al silenzio. Per poi unirsi all’applauso dei manifestanti. Le proteste sono pronte ad andare avanti per anni, e la base critica è in espansione. Vucic lo sa e gli sta crollando la terra sotto ai piedi: la gente sta con gli studenti». La contro-manifestazione che appronta il presidente serbo sarà quindi con tutta probabilità estemporanea, mentre le proteste – in crescita – sono quotidiane.

Cosa vogliono gli studenti – Le rivendicazioni del movimento studentesco sono quattro, e tutte e quattro molto dirette e a tutela del semplice Stato di diritto: «La prima è la piena trasparenza sui documenti pubblici, in particolare su quelli delle opere di ristrutturazione della stazione di Novi Sad. La seconda è il ritiro delle accuse mosse ai manifestanti del primo corteo, arrestati per reati mai commessi. La terza, viceversa, è la persecuzione legale di coloro che hanno aggredito gli studenti, tutte persone affiliate al partito. La quarta, ed ultima, è la richiesta di maggiori finanziamenti all’istruzione». Tutte rivendicazioni accomunate dall’accusa di corruzione del governo: «Una corruzione, tuttavia, su cui il governo si fonda».