Il funerale di una delle vittime dell'attentato, a Rawalpindi

Una sequenza di sanguinosi attentati contro la comunità sciita ha segnato la giornata di mercoledì in Pakistan, alla vigilia dell’apertura del vertice di Islamabad dei Developing Eight (D-8), l’organizzazione che riunisce 8 Paesi musulmani emergenti.

Gli attentati sono stati rivendicati dai talebani del gruppo armato “Tehrik e Taliban Pakistan”. Il portavoce del gruppo, Ihsanullah Ihsan, ha dichiarato che “coloro che appartengono alla comunità sciita sono infedeli e blasfemi e non li risparmieremo”. Ihsan ha anche minacciato altri attentati durante la celebrazione del Muharram, il periodo sacro di 10 giorni celebrato dagli sciiti nei maggiori centri urbani del Paese.

A Karachi due bombe sono esplose a 40 minuti di distanza nell’area di Orange Town, nei pressi della moschea sciita. La prima esplosione, innescata da un attentatore suicida, ha ucciso 2 persone e provocato diversi feriti. La seconda bomba, deflagrata nello stesso luogo, ha causato un altro morto e una decina di feriti, tra i quali alcuni giornalisti sopraggiunti per documentare il primo attentato.

Poche ore dopo a, nel Nord del paese, un kamikaze si è fatto esplodere dopo aver lanciato una granata contro una processione sciita, provocando la morte di 23 persone e il ferimento di 47. La processione di Rawalpindi celebrava proprio l’inizio del Muharram.

Che la situazione politica in Pakistan sia precaria è confermato dagli altri episodi di violenza che hanno segnato la giornata di mercoledì: a Quetta un ordigno è esploso al passaggio di un veicolo delle forze di sicurezza che scortava dei bambini a scuola, uccidendo 5 persone. Nei dintorni della città di Bannu, 4 poliziotti sono stati uccisi da uomini sospettati di essere militanti islamisti.

In questo quadro, il governo pachistano ha rafforzato le misure di sicurezza a Islamabad in vista del vertice dei capi di Stato del D-8, che si tiene giovedì. Nella capitale pachistana sono stati chiusi uffici e scuole ed è stata proibita la circolazione delle moto nella cosiddetta “zona rossa”, dove sorgono gli hotel e gli edifici governativi.

Il D-8, costituito nel 1997, è un’organizzazione che promuove la cooperazione economica tra Bangladesh, Egitto, Indonesia, Iran, Malaysia, Nigeria, Pakistan e Turchia. Tra i leader presenti al summit, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, l’indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono e il premier turco Recep Tayyip Erdogan. Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha cancellato la sua partecipazione all’ultimo minuto perché impegnato a monitorare la tregua raggiunta nella Striscia di Gaza.

Antonio Soggia