È durato solo 5 giorni. Troppa la tensione. Eccessivo il carico di responsabilità. Il presidente transitorio del Perù, Manuel Merino, ha rassegnato le dimissioni nel pomeriggio del 14 novembre. Insieme a lui, 16 dei 18 ministri hanno gettato la spugna. La destituzione parlamentare dell’ex presidente, Martin Vizcara, avvenuta il 9 novembre con 105 voti favorevoli su 130, ha provocato proteste di piazza che hanno costretto il nuovo governo ad abbandonare il campo. Il bilancio degli scontri tra manifestanti e polizia è drammatico: 2 morti, 112 feriti e 41 dispersi.
La destituzione – Poco dopo aver assunto il potere, Merino ha dovuto affrontare l’indignazione popolare per quello che è stato definito da più parti un vero e proprio golpe da parte del Parlamento. Il presidente ad interim, Martin Vizcara, eletto il 23 marzo 2018, avrebbe dovuto governare fino al prossimo aprile. Così non è stato. Anche il nuovo esecutivo è stato vittima della legge anti-corruzione varata dallo stesso Vizcara per combattere le forti disuguaglianze economiche e sociali del paese. Un provvedimento che avrebbe colpito molti deputati, indagati per tangenti. L’11 settembre, il Parlamento – secondo molti osservatori senza prove effettive – aveva poi avviato nei suoi confronti una procedura di impeachment per “condotta moralmente inadatta” durante il suo incarico di governo della regione di Moquegua tra il 2011 e il 2014.
Gli scontri – Non si è fatta attendere la risposta del paese. Fin dalla sera del 9 novembre, giorno in cui Vizcara è stato sfiduciato dal Parlamento, decine di migliaia di persone hanno invaso le strade di Lima, rifiutando una procedura che viola il diritto costituzionale. La dura risposta della polizia ha dovuto fare i conti con la rabbia dei cittadini. Oltre ai lacrimogeni e agli idranti, i reparti antisommossa hanno utilizzato anche “oggetti di piombo” – così definiti dai referti medici -, trovati negli intestini e nel petto delle due vittime. Lo stesso premio Nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa, è dell’idea che “questa repressione, che è contro tutto il Perù, deve finire”.