Raffineria di petrolio in un’immagine di repertorio Fonte: Flickr (Stefano Mortellaro)

La raffineria Isab Priolo, in provincia di Siracusa, si sono rivelate un ottimo strumento per aggirare le sanzioni americane imposte al petrolio russo. Secondo una video inchiesta del Wall Street Journal  diffusa il 2 novembre, il greggio di Mosca, una volta trasformato nello stabilimento Lukoil  della cittadoina siciliana, diventa, per via di una consuetudine internazionale, un prodotto italiano a tutti gli effetti e, dunque, trasportabile senza problemi in America per rifornire principalmente la Exxon.

La raffineria– La raffineria di Priolo Gargallo è la più importante d’Italia, responsabile del 20% del volume di raffinazione italiano con circa 10 milioni di tonnellate annue, che possono arrivare a un massimo di 14, e ha circa mille dipendenti. È gestita da Isab, un’azienda controllata al 100% dalla svizzera Litasco Sa, a sua volta di proprietà della Lukoil, la più grande società petrolifera privata russa. Prima dell’invasione dell’Ucraina, come riporta Il Post,  Isab comprava il greggio da raffinare da produttori di tutto il mondo: una quota tra il 20 e il 30 per cento proveniva dalla Lukoil, che ha anche ampie attività estrattive, mentre il resto da altre zone, soprattutto Mar Nero, Medio Oriente e Africa. Dopo l’invasione, dal momento che le banche europee hanno smesso di erogare finanziamenti per pagare i fornitori, il 93% del greggio proviene dalla Russia, con una crescita delle importazioni italiane di petrolio russo pari al 143% nel primo semestre del 2022. Un dato paradossale in un periodo in cui l’Europa taglia i propri acquisti di materie prime energetiche per non finanziare la guerra di Putin.

Il problema di Siracusa- Con l’inchiesta del Wsj si sono evidenziati i limiti delle sanzioni Usa, ma si è toccato, in maniera collaterale, un tasto dolente che coinvolge direttamente l’Italia e, in particolare, la provincia di Siracusa. Dal 5 dicembre, come ricorda Linkiesta, entrerà, infatti, in vigore l’embargo dell’Ue, dopo quello sul gas, anche nei confronti del petrolio russo. Tale misura permetterà di superare questa zona grigia che si è creata a Priolo, ma potrebbe costringere a sospendere l’attività dell’azienda, con pesanti ripercussioni sui lavoratori siciliani. Oltre ai già citati mille dipendenti, l’azienda fornisce indirettamente lavoro ad altre duemila persone che, se consideriamo tutta l’area industriale di Siracusa alla quale Isap è connessa, arrivano a essere diecimila. Il volume finanziario generato in Sicilia, come riporta sempre Linkiesta, è di circa 600 milioni di euro l’anno e il polo industriale vale circa il 51% del Pil della provincia di Siracusa. Vista la catastrofe che comporterebbe un’eventuale chiusura, Adolfo Urso, ministro delle Imprese, ha voluto rassicurare tutti: «Siamo al lavoro per garantire la continuità delle attività produttive, così importanti sul piano nazionale e per l’economia siciliana in sintonia con il ministero dell’Economia e la Regione Siciliana», come riporta LaSicilia.