Una previsione sempre più vicina a diventare realtà. Il rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) sullo stato della popolazione mondiale ha segnalato che quella indiana supererà quella cinese. Tra giugno e luglio l’India dovrebbe contare 1.428 milioni di abitanti, sorpassando di circa 3 milioni quelli cinesi, che si attesterebbero “soltanto” a 1.425 milioni. Il rapporto ONU rimane, comunque, soltanto una stima perché l’India continua a essere in ritardo nel censimento decennale, più volte rimandato, il cui avvio è previsto per il prossimo ottobre. Mentre in Italia si discute di denatalità e crisi demografica – dopo il report dell’Istat che registra un numero di nascite per il 2022 inferiore ai 400.000 bambini -, in India la popolazione toccherà un nuovo record entro l’estate.

La decrescita cinese – Tra le cause del calo demografico della Cina, secondo Avvenire, ci sarebbe anche la politica del figlio unico. La Repubblica Popolare ha registrato lo scorso anno il primo saldo negativo della popolazione. «La Cina ha preso misure concrete per rispondere all’invecchiamento della popolazione», ha dichiarato Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, in risposta al rapporto diffuso dalle Nazioni Unite. Secondo il World Economic Forum, il rallentamento della crescita della popolazione avrà un riscontro negativo anche sull’economia del Paese: il rischio è che la Repubblica Popolare perda il 23% dei lavoratori entro il 2050. A influire, anche l’aumento degli ultra 65enni (attualmente stimati a 203 milioni), che corrisponde a più spese nel campo pensionistico e sanitario. I numeri dell’India danno un quadro molto diverso: solo il 6,8% della popolazione è in età pensionabile (103 milioni), contro il 47% di giovani sotto i 25 anni. Non tutti, però, lavoratori. In India (come in Cina) la società patriarcale, che impedisce a gran parte della popolazione femminile di lavorare, rende di difficile accesso il mercato del lavoro a gran parte della popolazione. Uno dei motivi, questo, per il quale il subcontinente indiano continua comunque ad avere i dati più alti sulla povertà a livello mondiale: 16,4% della popolazione, pari a 228,9 milioni di individui.

8 miliardi non sono troppi – Il nuovo record di 8 miliardi (8,045 entro la metà del 2023) ha aperto una discussione sulla possibilità che l’aumento della popolazione mondiale sia eccessivo e problematico. L’impatto del cambiamento climatico e dell’esaurimento delle risorse della Terra potrebbe essere limitato se la popolazione diminuisse: questa la tesi di chi teme il sovraffollamento del pianeta. L’Unfpa smentisce: «Questo è un segno del progresso umano». Un numero così elevato di individui significa decrescita della mortalità infantile, aumento della capacità dei Paesi di fornire un’adeguata assistenza sanitaria e maggiore facilità per bambine e bambini di raggiungere l’età adulta.