Da discendenti di Gengis Khan a vittime di persecuzione. Gli Hazara, popolo di origine mongola, sono stati per secoli soggetti a schiavitù e soprusi di ogni genere. Violenze perpetrate ancora oggi dai fondamentalisti islamici che continuano a prendere di mira la comunità in quanto sciita. Un ricco popolo messo in ginocchio dai talebani prima e dai jihadisti oggi. Se nei secoli scorsi gli Hazara rappresentavano un popolo vasto e maggioritario in Medio Oriente, ora invece costituiscono una piccola minoranza che sfiora appena il 9% della popolazione afghana. Un calo demografico drastico, frutto delle persecuzioni razziali e degli stermini che si sono susseguiti dall’Ottocento in poi. Attualmente risiedono in maggior numero nell’Hazarajat, zona centrale dell’Afghanistan, e le stime superano diversi milioni di abitanti.

Sguardo sul passato – La presenza degli Hazara in Afghanistan risale al XVI secolo, fin dall’inizio della dinastia Moghul. Un popolo rimasto autonomo e libero sino alla brutale annessione allo Stato afgano da parte dell’esercito di Abd al-Ra?m?n Kh?n, che poi ne ha decretato lo sterminio. Da allora gli Hazara hanno dovuto affrontare un lungo periodo caratterizzato da persecuzioni, sfollamenti ed emarginazioni. Sono stati resi schiavi e uccisi. Le donne violentate e gli uomini deportati. L’odio razziale, in seguito, è passato anche dalle mani dei talebani, che non li ritenevano musulmani e per questo ne fomentavano il massacro. Uno spiraglio di speranza si è aperto nel 2004, quando è stata garantita alla comunità Hazara parità di diritti ed equa rappresentanza, sotto la presidenza di Hamid Karzai. La minoranza col tempo ha cercato di farsi strada, creando una classe media istruita. I giovani sono usciti dai ghetti di Kabul e hanno iniziato a frequentare l’università. Le nuove opportunità educative e commerciali, incentivate dall’invasione statunitense del 2001, e la crescita delle giovani generazioni di tecnocrati hanno dato coraggio al popolo Hazara. A mancare, però, è sempre stata la sicurezza; garanzia che continua a essere rivendicata ancora oggi. Il pericolo di attacchi terroristici da parte dell’Isis, infatti, rimane sempre dietro l’angolo.

Il presente – Bombe, morti e attacchi terroristici rappresentano la quotidianità per gli Hazara. La strage di studentesse avvenuta a Kabul l‘8 maggio scorso conta 80 vittime, per la maggior parte ragazze di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. La bomba esplosa nel liceo di Dasht-e-Barchi, quartiere di Kabul con circa un milione di sciiti, è solo l’ennesimo attacco alla comunità Hazara. «Veniamo fatti saltare in aria per strada, nella moschea, in ospedale, al club di wrestling, ovunque», ha detto al New York Times Kazim Ehsani, l’imam della moschea Qamar-e-Bani Hashim. «E quando è avvenuto l’attacco, non c’era nemmeno un agente di polizia. Anche qui ai funerali c’è una folla e non c’è nemmeno un addetto alla sicurezza», ha aggiunto l’imam.