«Questa è una vittoria di umiltà, fiducia e stabilità», ha dichiarato il neo-eletto primo ministro del Portogallo, Antonio Costa. «Dopo 6 anni alla guida del Paese, dopo gli ultimi 2 anni in una lotta senza precedenti contro la pandemia, è con grande entusiasmo che mi assumo questa responsabilità». Il leader e segretario del Partido socialista, alla guida del governo già dal 2015, è stato confermato con il 41,7% dei voti, 117 seggi ottenuti su 230 e uno scarto di circa il 10% rispetto ai rivali di centrodestra del Partido social democrata (Psd, 32%). Grazie a questi numeri il Ps potrà governare senza il sostegno dei partiti di estrema sinistra (Partido comunista e Bloco de esquerda) ma Costa ha comunque ribadito che non smetterà mai di cercare il dialogo con le altre forze politiche. «Una maggioranza assoluta non è potere assoluto, non è governare da solo», ha assicurato nel suo discorso di vittoria. Un confronto dovrà essere aperto anche con Chega (“basta” in portoghese), partito di estrema destra che ha conquistato il 7,12% dei voti e 12 posti in parlamento. Ora è la terza forza del Portogallo.Per la sinistra portoghese questa rimane una vittoria storica, senza precedenti dalla Rivoluzione dei garofani del 1974. Il partito socialista potrà contare su maggioranza assoluta e pieni poteri per la gestione del Recovery Fund da 45 miliardi di euro che l’Unione europea garantirà nei prossimi anni. Una prospettiva che solleva speranze e umori dopo la crisi di governo del 27 ottobre 2021. «È un segno che i portoghesi vogliono che il Partito socialista governi e vogliono tranquillità nelle loro vite», ha sottolineato Costa.
Primo ministro – Nato a Lisbona nel 1961, Antonio Luis Santos da Costa è di origine indiana oltre che francese e portoghese da parte di padre, lo scrittore Orlando da Costa. Avviatosi come studente di giurisprudenza, lascia l’avvocatura per dedicarsi appieno alla vita politica. Partito dal basso come consigliere municipale di Lisbona, in breve tempo si inserisce nelle gerarchie politiche nazionali. Dal 1997 al 2007 ricopre diversi incarichi governativi, ministro degli Affari Parlamentari, della Giustizia e infine ministro degli Interni. Lascia quest’ultimo incarico nell’estate del 2007 per candidarsi come sindaco di Lisbona. L’impresa gli riesce, vince e rimane a capo dell’amministrazione della capitale lusitana fino al 2015, anno in cui rassegna le sue dimissioni per candidarsi alle elezioni nazionali. Il 22 novembre 2014 si incarica della segreteria del Ps e a un anno di distanza, il 25 novembre 2015, riceve il mandato dal presidente della Repubblica, (al tempo) Aníbal Cavaco Silva, per formare un governo di minoranza, monocolore socialista e con l’appoggio esterno dei partiti di estrema sinistra. Costa riesce a confermarsi anche nelle elezioni del 2019, ottenendo il 38,2% dei voti (108 seggi), contro il 29,1% (79 seggi) del centrodestra.
Crisi di governo – Le recenti elezioni sono state convocate a causa di una crisi di governo scatenata il 27 ottobre 2021. Il motivo è la bocciatura della Legge di bilancio da pare dei partiti di estrema sinistra, Partido comunista e Bloco de esquerda, il cui consenso era fondamentale e decisivo. «La mia coscienza è a posto», disse il primo ministro Costa ai parlamentari. «Ho fatto tutto il possibile per far funzionare questa Legge di bilancio». Il presidente della Repubblica ha poi sciolto le camere il 5 novembre e indetto le elezioni per il 30 gennaio. Il premier sfiduciato dal quel momento ha sempre ribadito l’intenzione di ricominciare per formare una maggioranza «stabile e duratura» e soprattutto per dare al Portogallo una Legge di Bilancio di cui ha forte bisogno per stimolare il rilancio dell’economia dopo due anni di pandemia. Il 2022 sarà «un anno decisivo per uscire dalla crisi sanitaria e sociale che ci ha colpito», assicurava il capo dello Stato, Marcelo Rebelo de Sousa, nel corso del suo discorso televisivo.
Gli avversari – Da una parte il centrodestra e dall’altra il blocco di estrema sinistra. Il Psd, vero avversario in questa corsa elettiva, ha raccolto poco più del 32% di voti (+3% rispetto al 2019). Risultato comunque sorprendente visto che Ps e Psd avevano le stesse chance di vittoria secondo i sondaggi diffusi negli ultimi giorni di campagna elettorale. Quanto agli ex alleati di estrema sinistra, hanno registrato una perdita significativa. Il Bloco de esquerda, terza forza del Paese nel 2019 con il 7% delle preferenze, adesso è al quinto posto con meno del 3%, mentre il Partido comunista è quarto con poco più del 3% (4,6% nel 2019).