
Prigozhin mostra a Vladimir Putin la fabbrica dove vengono preparati pasti per le scuole Fonte: Wikimedia Commons)
Non solo lo chef di Putin, ma anche una spina nel fianco dei generali russi, costretti a dare gli aiuti promessi per scongiurare un clamoroso ritiro dalla battaglia. Evgenij Prigozhin è diventato un volto noto della guerra in Ucraina. Nell’ultimo dei suoi video si era scagliato contro Sergej Shoigu, ministro della Difesa russo, e Valerij Gerasimov, generale delle Forze armate: l’accusa è quella di vivere nel lusso mentre i “suoi” miliziani della Wagner muoiono nell’assedio di Bakhmut, ma soprattutto di non fornire munizioni a sufficienza per continuare la battaglia.
Venerdì 5 maggio era arrivato un annuncio che suonava come una minaccia: la Wagner si sarebbe ritirata dalla città assediata. Prigozhin chiedeva che le posizioni fossero cedute alle milizie cecene comandate da Ramzan Kadyrov, note per la loro brutalità. Dopo due giorni, il dietrofront: Mosca avrebbe promesso l’invio di nuove armi e munizioni, ma anche il via libera per agire come la Wagner «ritiene opportuno» nella battaglia in corso, come ha detto lo stesso Prigozhin annunciando l’intenzione di rimanere al suo posto.
Prigozhin fa il buono e il cattivo tempo, il suo sostegno è troppo importante per l’esercito russo impegnato nell’invasione ucraina. Nonostante in madrepatria si parli poco di lui e della sua compagnia di mercenari, negli anni la sua influenza è cresciuta tanto da consentirgli di dettare alcune regole del gioco.
La via per il successo – Nato sessantadue anni fa a San Pietroburgo, all’epoca chiamata Leningrado, Evgenij Prigozhin è cresciuto con il sogno di diventare uno sciatore professionista. Tramontata presto la speranza, a diciotto anni ha compiuto il suo primo furto. È solo l’inizio di una serie di crimini che lo hanno portato in carcere appena due anni dopo. Fra i capi di imputazione rapina e di frode. Viene condannato a dodici anni di carcere, ma ne ha scontati solo nove: alla fine degli anni Ottanta gli viene concessa la grazia e nel 1990 è tornato a fare parte della società. Erano gli anni della disgregazione dell’Unione Sovietica quando ha aperto un banchetto in cui vendeva hot-dog al mercato. Gli affari hanno cominciato a decollare: «Facevamo 1.000 dollari al mese, che in rubli erano una montagna. Mia madre faticava a contarli tutti», così ha raccontato in una delle rare interviste, rilasciata nel 2011. Quei primi guadagni gli hanno permesso di cominciare una lunga serie di investimenti. Prima è diventato socio e manager della prima catena di supermercati a San Pietroburgo, Contrast, poi ha continuato a investire nel settore della ristorazione, ma fondando anche il primo casinò della città. Secondo la ricostruzione del giornale russo Novaya Gazeta, questo è il momento in cui ha conosciuto Vladimir Putin, all’epoca a capo dell’ufficio che controllava il settore delle scommesse..
Gli investimenti non si sono fermati. All’inizio degli anni Duemila ha fondato diversi ristoranti, ospitando personaggi della politica. Il rapporto con Putin ha cominciato a stringersi: nel 2003, l’allora presidente della Federazione russa al suo primo mandato ha festeggiato il compleanno al New Island, il ristorante galleggiante sul fiume Vyatka.

Il mandato di cattura emesso dall’Fbi contro Prigozhin.
I soldi per la Wagner – Il rapporto con Putin si è stretto anno dopo anno. Soprattutto, sono aumentate per l’ex venditore di hot dog le occasioni per fare affari con il governo di Mosca. Con due contratti riesce a ottenere l’appalto per rifornire non solo le mense delle scuole e degli uffici del governo, ma anche per sfamare lo stesso esercito russo. Nel 2012 è riuscito così a raccogliere più di un miliardo di dollari. Soldi sufficienti per dare vita a due progetti che avrebbero poi influenzato le sorti di altri paesi.
Nel 2013 è stata fondata la Internet Research Agency, che è salita agli onori della cronaca per avere interferito con le elezioni statunitensi del 2016. Non solo una fabbrica di troll, cioè disturbatori seriali che portano scompiglio su internet, ma anche la diffusione di fake news mirata a spostare l’ago della bilancia elettorale nel paese rivale. Per un lungo periodo non è stato confermata la responsabilità di Prigozhin nel progetto, ma nel febbraio 2023 è stato lui stesso ad ammetterla in un video. Non solo ha finanziata l’operazione, ma l’ha anche ideata, creata, diretta. Prima della sua ammissione, il Federal bureau of investigation (Fbi) ha emesso un mandato di cattura: 250.000 dollari di taglia per chi lo avesse consegnato alle autorità americane.
I soldi guadagni con le commesse del governo russo gli sono serviti anche per creare la compagnia di mercenari Wagner. Anche in questo caso, per un lungo periodo Prigozhin ha negato il proprio coinvolgimento diretto con la compagnia, che sin dall’inizio è stata diretta dal suo collaboratore ed ex capo della sicurezza Dmitry Utkin. I mercenari fanno la propria comparsa nella guerra in Donbass sin dal 2014, poi sono arrivati anche in Siria. Qui la presenza della Russia, da tempo alleata della famiglia Asad, si è fatta sentire unicamente tramite i mercenari, accusati anche di numerose violenze. Poi la presenza internazionale della Wagner si è allargata a macchia d’olio, specialmente nel continente africano.
Nel 2022, con l’invasione russa dell’Ucraina, la Wagner è stata spesso accompagnata sul campo dallo stesso Prigozhin, che ha cominciato a farsi vedere insieme ai suoi mercenari. Nel settembre 2022 si è visto in un video in cui reclutava nelle carceri russe in cambio di uno sconto della pena. Pochi giorno dopo, il 26 settembre, in un altro video pubblicato sul social network russo VKontakte ha ammesso per la prima volta di essere dietro la Wagner.
Una volta caduta la maschera, Prigozhin ha fatto del suo volto una delle immagini ricorrenti dai luoghi in cui il suo esercito mercenario combatte per Mosca. Il potere che ha conquistato nel corso dei decenni lo ha reso inviso a molti nella madrepatria, ma importante abbastanza da dettare le proprie condizioni ai generali russi.