Pete Buttgieg abbandona le primarie democratiche e la corsa per la Casa Bianca. L’annuncio è stato dato nella notte tra l’1 e 2 marzo: il 38enne candidato dell’Indiana, ex sindaco di South Bend nello stato del nord est degli Stati Uniti, ha mollato la presa. Buttigieg, il primo candidato dichiaratamente gay, militare in Afghanistan, in corsa per le elezioni presidenziali, era considerato un valido avversario di Joe Biden e Bernie Sanders, i favoriti del partito democratico. Ma alle ultime votazioni in South Carolina ha conquistato solo il quarto posto, con un 8% di preferenze. La vittoria netta dell’ex vice di Obama Joe Biden all’ultimo turno di primarie con il 48% dei voti lo ha spinto a ritirarsi: il risultato deludente ha messo fine alla sua corsa, nonostante la vittoria in Iowa – un po’ oscurata dal caos provocato dalla nuova app per lo spoglio dei voti non funzionante -, e i risultati positivi in New Hampshire.
I numeri – In base all’analisi dei risultati delle elezioni, Buttigieg non sarebbe riuscito a conquistarsi l’elettorato afroamericano, che rappresenta circa il 60% degli elettori in South Carolina. Al secondo posto si è posizionato Bernie Sanders, il socialista democratico e già senatore del Vermont, mentre al terzo posto il milionario Tom Steyer, che ha investito somme altissime per la propria campagna in spot televisivi e radiofonici e si è ritirato per gli scarsi risultati. A seguire, al quarto e quinto posto Elizabeth Warren, che ha chiuso con il 7,1% e Amy Klobuchar (3,1%). Ora a contendersi la vttoria comparirà anche Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York che a Huston, in Texas, ha lanciato la sua campagna “Mike for Black America” e che si è detto disposto a spendere qualunque cifra per affrontare e battere Donald Trump.
Super Tuesday – Martedì 3 marzo è il cosiddetto “Super Tuesday”, il giorno nel quale negli Stati Uniti va al voto il maggior numero di americani per la scelta dei candidati alla corsa finale per la Casa Bianca. Di solito è durante il Super Tuesday che si inizia a capire chi possa essere il vincente nella sfida interna ai partiti. Il 3 marzo, gli americani voteranno in 14 stati: Alabama, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, più l’arcipelago di Samoa e il collegio di americani all’estero. Gli elettori democratici di questi stati saranno quindi chiamati a eleggere un terzo dei delegati totali: 1.357 su 3.979 complessivi. Saranno infatti i delegati a esprimere il proprio voto sul futuro presidente durante la convention democratica, prevista dal 13 al 16 luglio a Milwaukee, in Wisconsin.
Fronte repubblicano – Il partito repubblicano, che deve eleggere un totale di 2.472 delegati, ha rinunciato alle elezioni in sette stati: Alaska, Arizona, Hawaii, Kansas, Nevada, Carolina del Sud e Virginia. Dal momento che l’attuale presidente Donald Trump non sembra avere avversari che possano mettere a repentaglio la sua leadership nel partito, la mossa servirebbe a risparmiare i soldi della campagna presidenziale.