Mancano solo due settimane all’inizio delle primarie americane da cui usciranno i nomi dei due candidati – uno democratico e l’altro repubblicano – per le prossime elezioni presidenziali. L’appuntamento è in Iowa per il primo febbraio: sarà infatti lo Stato del repubblicano Terry Brandstad il primo ad andare alle urne.
Mercoledì 20 gennaio Sarah Palin, ex governatrice dell’Alaska ed ex candidata alla presidenza Usa nel 2008 (qui in una foto in cui imbraccia un fucile dell’esercito), ha dichiarato il suo appoggio a Donald Trump, per ora principale nome dei Repubblicani. Un endorsement che potrebbe persino portare dalla parte del tycoon newyorkese tutta l’area del Tea Party, i conservatori nati nel 2009 e che fino a questo momento sono stati invece piuttosto scettici nei confronti di Trump.
«Sono orgoglioso di avere il suo supporto. Sarah è un’amica e una persona di grande qualità», ha detto Trump. In Iowa il voto degli evangelici da sempre vicini al Tea Party potrebbe risultare decisivo per allontanare la rimonta del senatore del Texas Ted Cruz, contro il quale si è schierato anche il governatore Branstad.
Trump e Palin sono simili anche di fronte alle telecamere: entrambi sono «animali da palcoscenico» e hanno una fervente fantasia quando c’è bisogno di convincere la base più conservatrice e ultrareligiosa del partito,come quando Trump disse: «Io credo in Dio, sono cristiano, sono convinto che la Bibbia sia IL libro. Penso che la religione sia una cosa bellissima. E penso che la mia religione sia una cosa bellissima».
E d’altronde le parole della Palin non sono state di un tono minore: «Siete pronti a ricevere il leader che renderà di nuovo grande l’America?» ha chiesto l’ex candidata ai suoi supporter durante un comizio all’Iowa State University. «Sono qui per dare il mio sostegno al prossimo presidente degli Stati Uniti: Donald Trump». È di giovedì 21, poi, la notizia che Trump ha staccato di 20 punti Cruz, considerato fino ad ora il suo avversario più insidioso: secondo un sondaggio della Cnn, il magnate americano guida la classifica dei Repubblicani con il 34% nel New Hampsire. In coda, con solo il 10%, gli altri due sfidanti: Jeb Bush e Marco Rubio, rispettivamente governatore e senatore della Florida.
Tra i Democratici, invece, continua la campagna di Hillary Clinton, sempre meno favorita indiscussa e vicina al pareggio con il suo principale sfidante: il senatore del Vermont Bernie Sanders. Così a fianco di Hillary c’è sempre più forte la presenza del marito ed ex presidente Bill. Che durante un comizio nel New Hampshire ha attaccato Sanders per la proposta di estendere l’assistenza sanitaria a tutti: «E’ una ricetta per lo stallo», ha detto Clinton. Che prevede: a novembre il Congresso sarà ancora nelle mani dei Repubblicani, gli stessi che più volte hanno tentato di ostacolare o revocare l’ObamaCare, la riforma sanitaria attualmente in vigore.
Ma non è solo questo il campo su cui i Clinton e Sanders si stanno scontrando: c’è anche la questione di Planned Parenthood, l’associazione che si occupa di aborto, educazione sessuale e salute delle donne, e che il 7 gennaio scorso ha endorsato, con un tweet, la Clinton. Per Sanders si tratta di un «membro dell’establishment», mentre Bill Clinton gli ha risposto che «se l’America eleggerà Hillary presidente, sarà un gran giorno quando lei fermerà la riduzione di finanziamenti al Planned Parenthood».
Chiara Baldi