Le manifestazioni a Cuba (foto Ansa)

Era da trent’anni che non si vedevano dimostrazioni popolari come quelle che l’11 luglio 2021 hanno attraversato Cuba: migliaia di manifestanti si sono riversati per le strade, per protestare contro la carenza di beni di prima necessità, l’aumento dei prezzi e la repressione politica. Il luglio dei Caraibi continua a essere caldo anche ad Haiti, precipitata nella crisi politica per l’assassinio del presidente Jovenel MoÏse: da Port-au-Prince si chiede un intervento militare statunitense, mentre uno dei mandanti dell’omicidio sarebbe stato individuato e arrestato.

Le proteste a Cuba – Da ieri, domenica 11 luglio, i manifestanti si sono riversati per le strade delle città cubane, a partire da San Antonio de los Baños, a una trentina di chilometri dall’Avana.  Nella capitale, le proteste sono iniziate verso le tre del pomeriggio e si sono in larga parte disperse verso le otto di sera, a un’ora del coprifuoco che vige ancora sull’isola per via della pandemia. Gridando lo slogan “patria y vida”, dal nome di una canzone anti-regime, la folla ha chiesto le dimissioni del presidente Miguel Dìaz-Canel. Si sono organizzati anche gruppi di manifestanti filogovernativi, che inneggiavano al nome di Fidel Castro. Secondo il quotidiano inglese The Guardian, giovani manifestanti avrebbero cercato di occupare luoghi iconici della capitale e sarebbero stati bloccati dai gruppi filogovernativi, oltre che dall’esercito e dalle forze di sicurezza.  Sono già centinaia gli arresti, dopo una giornata di scontri: secondo quanto riportato dal Guardian, la polizia avrebbe usato manganello e spray al peperoncino contro i dimostranti, mentre giovani manifestanti avrebbero strappato da terra lastre di pavimentazione per scagliarle contro le forze dell’ordine. Almeno un agente di polizia sarebbe stato ferito e portato in ospedale. Fonti locali dell’agenzia Reuters riferiscono che per le vie dell’Avana nella notte di domenica si sarebbero aggirate Jeep della forze speciali equipaggiate con mitragliatrici. Le proteste sono partite soprattuto dai quartieri più poveri della città. Nel mezzo di una delle peggiori crisi economiche dalla caduta dell’Unione Sovietica, Cuba sta affrontando anche un aumento di contagi di coronavirus. Domenica ne sono stati registrati 6.923, con 47 vittime: è il dato più alto dall’inizio della pandemia. Proprio la gestione della crisi pandemica, insieme alla carenza di beni di prima necessità e alle limitazioni delle libertà personali sono al centro delle proteste, che Dìaz-Canel ha definito una «provocazione di mercenari ingaggiati dagli Stati Uniti per destabilizzare Cuba». L’amministrazione Biden intanto mette in guardia l’Avana contro una repressione violenta delle proteste: il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha dichiarato su Twitter che gli Usa «condannerebbero fermamente qualsiasi atto di violenza volto a prendere di mira manifestanti pacifici».

Le indagini ad Haiti – E mentre da Cuba si denunciano ingerenze americane, ad Haiti, nel pieno della crisi politica a seguito dell’uccisione del presidente Jovenel MoÏse, il primo ministro ad interim Claude Joseph ha chiesto agli Stati Uniti di intervenire con le loro truppe sull’isola. Un’ipotesi che al momento non convince Washington, anche se il Pentagono ha annunciato di aver inviato un team investigativo di agenti dell’Fbi e del Dipartimento della sicurezza interna per assistere gli haitiani nell’indagine. Per l’omicidio del presidente, la settimana scorsa sono state fermate 17 persone, 15 cittadini colombiani e due statunitensi. Domenica 11 luglio, il capo della polizia di Haiti, Léon Charles, ha annunciato un altro arresto per l’assassinio: si tratta del 63enne Emmanuel Sanon. Per il New York Times, si tratterebbe di un dottore residente in Florida. Secondo la ricostruzione presentata da Charles, Sanon sarebbe arrivato ad Haiti a giugno con un aereo privato accompagnato da diversi cittadini colombiani che agivano come sue forze di sicurezza, con l’obiettivo di assumere la presidenza al posto di MoÏse. Secondo quanto dichiarato da Charles, le forze dell’ordine haitiane avrebbero appreso durante gli interrogatori delle persone arrestate la scorsa settimana che Sanon aveva reclutato il commando tramite una società di sicurezza venezuelana di nome Ctu, basata in Florida. «Quando abbiamo bloccato l’avanzata di questi banditi dopo che avevano commesso il crimine, la prima persona che uno degli aggressori ha chiamato è stato Sanon», ha dichiarato Charles. Sanon a sua volta avrebbe poi chiamato altre due persone, la cui identità non è ancora stata rivelata, ma che la polizia haitiana considera gli altri due «autori intellettuali» dell’omicidio.