Brian M. Rosenthal – Vincitore del premio Pulitzer 2020 per il giornalismo. Lavora al The New York Times dal maggio 2017 investigativo (foto/Twitter)

Il premio Pulitzer per il giornalismo investigativo è tornato sulla East Coast. Per l’edizione 2020 l’ha spuntata il The New York Times con l’inchiesta di Brian M. Rosenthal sui tassisti della Grande Mela indebitati per colpa della truffa sulle licenze. Riservato ai soli media e giornali statunitensi, nel 2019 il premio era andato a tre giornalisti del Los Angeles Times (Matt Hamilton, Harriet Ryan e Paul Pringle)  per la loro inchiesta sugli abusi dei ginecologi sulle studentesse dell’University of Southern California.

La storia premiata – Una serie di sei articoli pubblicati tra maggio e dicembre 2019 che ha portato alla luce le responsabilità di “professionisti” come avvocati, uomini d’affari, broker nell’aver gonfiato consapevolmente il prezzo delle licenze dei tassisti per provocarne  la svalutazione e l’inevitabile collasso del sistema. Dagli articoli di Rosenthal affiora la disperazione di un’intera classe sociale, che assume spesso i contorni della comunità di immigrati di vecchia e nuova generazione, arrivati nella Città delle mille luci con la promessa di un futuro migliore ma finiti a indebitarsi per milioni di dollari. Come nel caso di Mohammed Hoque, che ha versato 50 mila dollari per l’acquisto del “medaglione” (la licenza) e la promessa di un prestito  che presto si sono trasformati in un debito di quasi 2 milioni di dollari.

La medaglia d’oro assegnata per il premio Pulitzer per le migliori inchieste al valor civile

Gold medal e servizio pubblico – Rosenthal ha lavorato in precedenza per il The Seattle Times e Houston Chronicle, fino all’approdo alla cronaca cittadina del The New York Times nel maggio 2017. Un esponente di un profilo giornalistico attento alle storie locali, che già aveva sfiorato nel 2017 la “Gold Medal“, il premio assegnato dalla giuria del Pulitzer alle redazioni che hanno fatto la differenza per i cittadini e per il servizio pubblico attraverso l’uso di fonti, grafiche, fotografie, editoriali e vignette. Quest’anno la medaglia d’oro per il servizio pubblico è stata assegnata alla redazione di Anchorage Daily News con il contributo di ProPublica«Senza legge: in Alaska in una città su tre assente la  polizia locale» è il titolo del primo articolo della serie che secondo la giuria «ha messo le autorità davanti a decenni di negligenza e ha spronato una serie di finanziamenti e cambiamenti legislativi».

Non solo Nyt –  Il premio Pulitzer dà grande attenzione al lavoro delle piccole redazioni, con una sezione del premio dedicata al giornalismo locale. Riconoscimento assegnato quest’anno alla redazione del Baltimore Sun, giornale locale della capitale del Maryland. Anche in questo caso un’inchiesta con risvolti pubblici, premiata per «il forte impatto sulle relazioni finanziarie segrete e profittevoli tra il sindaco di Baltimora e il sistema di sanità pubblica che aiutava a dirigere». Non solo  New York Times, insomma, anche se il giornale americano più conosciuto al mondo, con tre riconoscimenti, ha comunque vinto la sfida con gli altri big USA.

L’origine – Il premio Pulitzer è stato assegnato per la prima volta nel 1917, in memoria del giornalista ungherese-americano Joseph Pulitzer morto nel 1911 a 64 anni. Il premio viene assegnato annualmente, nel mese di aprile, non solo nelle categorie giornalistiche (17 riconoscimenti) ma anche a opere di drammaturgia e narrativa (4 riconoscimenti). Considerato il massimo riconoscimento del giornalismo mondiale, è tuttavia riservato alle testate statunitensi.