
Il presidente russo Vladimir Putin nel salone di San Giorgio al Cremlino durante il discorso annuale alla nazione
«La Turchia si pentirà più di una volta di quello che ha fatto. Non ci fermeremo alle sanzioni». Rabbia e minacce nel discorso alla nazione del presidente russo Vladimir Putin. E un minuto di silenzio per i due militari morti durante l’incidente aereo del 24 novembre sul confine turco-siriano. La Russia alza il tiro e sfida Erdogan e la comunità internazionale, che con le sue politiche divisive avrebbe destabilizzato il fronte mediorientale e prestato il fianco al Califfato. Turchia e Stati Uniti i bersagli.
«Se qualcuno pensa che la reazioni della Russia saranno limitate alle sanzioni commerciali, si sbaglia di grosso». È un Vladimir Putin infuriato quello che questa mattina ha parlato nel salone di San Giorgio al Cremlino. Al centro il terrorismo e la questione internazionale. Il leader russo punta il dito contro la Turchia e rilancia le accuse di complicità con gli uomini in nero dello Stato Islamico. Rinvigorito dal nuovo lustro acquisito dalla Russia nello scacchiere internazionale, Putin alza il tiro e minaccia: «Non dimenticheremo l’abbattimento del jet russo. Ankara pagherà per l’abbattimento del nostro aereo militare al confine con la Siria». Dopo le restrizioni sul turismo e le attività delle imprese turche in Russia, Mosca adesso vuole andare oltre la guerra economica.
Dopo aver ringraziato i soldati che combattono in Siria con l’Isis, Putin si è detto sempre più determinato nella guerra contro i jihadisti e invoca un impegno comune in nome della sicurezza del suo popolo. «Una nazione da sola non è sufficiente per sconfiggere il terrorismo» ha detto. Molti terroristi sono arrivati dalla Russia e dalla Comunità degli Stati Indipendenti. «Se diventeranno più forti, vincendo laggiù, inevitabilmente verranno qui per seminare paura e odio, per organizzare esplosioni, per uccidere e torturare la gente», ha proseguito, sottolineando la necessità di distruggerli lontano dalla Russia. Mettere da parte tutte le dispute e i disaccordi per creare un fronte internazionale «potente e unito». Questa la strategia di Putin, che invoca l’egida dell’Onu e un’azione comune conforme al diritto internazionale. Non dimentica le responsabilità degli Stati Uniti, che accusa indirettamente di aver destabilizzato il fronte mediorientale e favorito i terroristi. Secondo Putin «è ben noto chi voleva cacciare i regimi sfavorevoli imponendo rozzamente le proprie regole».
Non solo il terrorismo e la guerra in Siria. Al centro del discorso di Putin anche la questione economica. La Russia deve essere pronta a un lungo periodo di prezzi bassi del petrolio, ma un approccio cauto è inaccettabile. Questo lo scenario disegnato dal leader del Cremlino, che invoca un cambiamento in nome della crescita.
Elisabetta Invernizzi