I Raid egiziani a Derna. Foto LaStampa.it

I Raid egiziani a Derna. Foto LaStampa.it

La risposta egiziana alla violenza terrorista in Libia continua. Nella notte tra il 16 e il 17 febbraio l’aviazione egiziana ha colpito con sette raid aerei la città di Derna a Est della costa libica. L’attacco militare ha provocato morti e feriti anche se non c’è ancora una stima ufficiale del numero delle vittime. Tra gli obiettivi dei bombardamenti il Tribunale della shari’a istituito dai terroristi dello Stato Islamico a Derna.

La spiegazione e la presa di posizione egiziana sull’accaduto sono state immediate. «I raid sulla Libia sono parte del diritto dell’Egitto all’autodifesa per proteggere i nostri figli. Una reazione incisiva e accurata era necessaria» è il commento del ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Il governo egiziano ha interpretato l’esecuzione dei 21 ostaggi egiziani copti come una minaccia diretta al Paese. Il governo di Abd el-Fatah al-Sisi ha sostituito nel 2013 Mohamed Morsi, il leader riconosciuto dai Fratelli Musulmani alla guida dell’Egitto post regime di Mubarak. L’intento è quindi anche quello di prendere le distanze dall’islamismo radicale a cui spesso l’Egitto viene assimilato. Il ministro Shoukry ha affermato: «L’Egitto ha un importante ruolo nella lotta all’Isis per la sua posizione geografica, le sue possibilità militari e le sue istituzioni religiose». Il riferimento è all’Università di al-Azhar, organo di formazione dei più importanti imam del mondo musulmano. Di fronte alle violenze del Califfato e al suo programma politico-religioso, gli imam di al-Azhar hanno rivolto dure parole di condanna nei confronti di un’organizzazione che osa raccogliere l’eredità del Profeta Maometto nella guida della comunità islamica.

libia«Noi agiamo per restaurare la sicurezza e la stabilità. Ce lo ha chiesto il popolo libico», ha aggiunto al-Sisi in un’intervista alla radio francese Europe 1. A questo scopo ha sollecitato il Consiglio di sicurezza dell’Onu per un intervento militare internazionale. La confusione politica e militare che favorisce il terrorismo in Libia è testimoniata dalla diversità delle reazioni alle mosse del governo del Cairo. I raid egiziani sono condotti in collaborazione con l’aviazione libica, espressione di uno dei governi che sono presenti nel Paese. L’altro governo, rappresentato da Omar al-Hasi, li ha invece definiti degli atti terroristici. L’Egitto si fa quindi portavoce di una coalizione di Paesi arabi anche perché strategico nei contatti con l’Europa. Il rischio che si avverte è che tutte le cellule terroristiche attive già da tempo nel Maghreb innalzino una dopo l’altra la bandiera nera del Califfato, dando l’idea dell’avanzata. Al-Sisi è da una parte in contatto con il re saudita Salman e il re giordano Abd Allah, dall’altra tenta di ottenere l’appoggio europeo contro lo Stato Islamico per limitare questo pericolo.

Lara Martino