«Evitare azioni che portino ad ulteriori tensioni nella regione», è questa la richiesta che arriva dall’Unione europea all’indomani di attacchi che hanno colpito infrastrutture iraniane e che ancora non hanno un responsabile accertato. Al momento l’obiettivo principale della diplomazia è far sì che la situazione non degeneri a causa di altre fonti di destabilizzazione.
Attacco di droni – Nella notte tra sabato 28 gennaio e domenica 29 gennaio, una struttura militare a nord di Isfahan, nell’Iran centrale, è stata colpita da tre droni. Successivamente, senza alcun collegamento con l’attacco, è scoppiato un incendio in una raffineria di carburante nella regione di Tabriz.
Non è chiaro quanto sia stato grave il danno subito dall’edificio militare e non è noto cosa contesse, ma si ipotizza che custodisse missili da inviare alla Russia. Il ministro della Difesa iraniano ha affermato che l’attacco è stato sventato: uno dei droni è stato colpito dal sistema di difesa antiaerea e altri due sono esplosi, danneggiando solo parte del tetto della struttura e non causando nessuna vittima. Questa informazione non è stata confermata da fonti indipendenti e il governo iraniano potrebbe avere interesse nel minimizzare l’accaduto. La provincia di Isfahan, dove è avvenuto l’attacco, ospita una grande base area costruita per la sua flotta di caccia F-14 e un centro di ricerca e produzione di combustibile nucleare.
Accuse – L’attacco arriva in un momento di forte vulnerabilità del Paese che si trova a fronteggiare le rivolte interne scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, il coinvolgimento nella guerra contro l’Ucraina con il rifornimento di droni alla Russia e il rischio di proliferazione nucleare. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha condannato subito il gesto: «Un atto codardo è stato compiuto per rendere l’Iran meno sicuro». Il regime punta il dito contro Israele, mentre l’emittente Al Arabiya, citando fonti di intelligence, sostiene che ci sia stato un coinvolgimento statunitense con «l’aiuto di alleati locali». Secondo il New York Times il raid sarebbe stato compiuto dal Mossad, i servizi segreti israeliani. Anche Wall Street Journal e Reuters sostengono che il bersaglio di Tel-Aviv sarebbero state le forniture di armi alla Russia o il programma nucleare iraniano. Non si è fatta attendere la reazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu: «Il presidente Macron ed io abbiamo condannato con forza la partecipazione attiva dell’Iran nel ferimento di civili innocenti in Ucraina».
Relazioni tra Iran e Israele – Negli ultimi anni l’Iran è stato spesso oggetto di attacchi con droni da parte di Israele, che ha più volte affermato di essere disposto ad colpire obiettivi iraniani se Teheran non avesse interrotto i suoi programmi nucleari e missilistici. Le relazioni tra i due Paesi si inseriscono nel quadro di storiche tensioni che affondano le radici nella rivoluzione del 1979, quando Ruhollah Khomeini trasformò l’Iran in una Repubblica islamica guidata da religiosi sciiti e portò all’interruzione delle relazioni diplomatiche tra Iran e Israele.
La guerra – Altro fronte caldo è la fornitura iraniana di droni alla Russia usati per combattere contro l’Ucraina. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha condannato il raid affermando che «tali azioni distruttive possono avere conseguenze imprevedibili per la pace e la stabilità del Medio Oriente». È seguita anche la dura presa di posizione del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha dichiarato come l’attacco all’Iran sia una minaccia alla sovranità del paese. Il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, ha commentato su Twitter la «notte esplosiva» in Iran, sottolineando l’appoggio di Teheran alla guerra di Putin e usando un tono minaccioso: «Vi avevamo avvisato». A causa di questi commenti il ministro degli Esteri iraniano ha convocato l’incaricato d’affari dell’Ucraina a Teheran, Yevhen Kravchenko.
War logic is inexorable & murderous. It bills the authors & accomplices strictly.
Panic in RF – endless mobilization, missile defense in Moscow, trenches 1000 km away, bomb shelters preparation.
Explosive night in Iran – drone & missile production, oil refineries.
?? did warn you— ??????? ??????? (@Podolyak_M) January 29, 2023
La minaccia nucleare – Terreno di scontro tra l’Iran e i Paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, è la questione del nucleare. Nel 2015 fu raggiunto un accordo internazionale: l’Iran, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni di Stati Uniti, Unione europea e Nazioni Unite, rinunciava a sviluppare una tecnologia tale da permettere la costruzione di ordigni atomici ma conservava la possibilità di proseguire il programma volto alla produzione di energia nucleare a usi civili. Dal 2018 l’amministrazione Trump ha però abbandonato l’accordo, portando successivamente a una serie di negoziati fallimentari. Proprio sul pericolo nucleare è arrivata la reazione del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani che ha commentato l’accaduto nelle ultime ore in Iran sottolineando: «Noi lasciamo aperta la porta della diplomazia per quanto riguarda la questione nucleare. Dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili perché la situazione non degeneri».