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Una svolta nella successione alla premiership del Regno Unito. Resterebbe in campo solo Sunak. Non è ancora chiaro come e perché Johnson si sarebbe fatto da parte.

L’annuncio – L’ex primo ministro britannico ha annunciato a sorpresa il suo ritiro dalle primarie del Partito Conservatore. Dopo aver trascorso un weekend impegnato a riconquistare la fiducia di quegli stessi tories che a luglio gliel’avevano revocata, Johnson ha dichiarato che non sarà lui a succedere alla prima ministra uscente Liz Truss. Il sostegno dei 100 parlamentari necessario per tornare al numero 10 di Downing Street parrebbe recuperato, ma Johnson non vuole prendersi la responsabilità di scatenare una “guerra civile” (definita così dal Corriere della Sera) all’interno del partito. Non ci sarà nessun ballottaggio, dunque, tra l’ex primo ministro e Rishi Sunak, che potrebbe diventare il nuovo premier inglese, il primo di colore nella storia del Paese, nel giro di ventiquattr’ore, nonostante i laburisti continuino a chiedere nuove elezioni.

La spaccatura del partito – Il clamore degli scandali che hanno visto coinvolto l’ex premier sembra non essersi ancora placato. Dopo i festini a Downing Street in piena pandemia e le molestie di cui è stato accusato Pincher, deputato tory molto vicino a Johnson, il partito conservatore ha bisogno di più di tempo per digerire le questioni. Per il momento, accanto a chi rimpiange il carisma del leader dimessosi a luglio, specialmente dopo il fiasco di Truss, c’è anche chi si dice pronto a stracciare la tessera del partito pur di non lavorare sotto Boris, confermando che il passo indietro del leader sia frutto di un calcolo pesato.

La strategia – La mossa di Johnson farebbe parte di un quadro strategico con un obiettivo chiaro: tornare alla guida del Paese nel 2024. «Credo di avere molto da offrire, ma temo che questo non sia il momento giusto», le sue parole, che hanno suscitato qualche polemica. «Un bluff, come al solito», è la dichiarazione di un sostenitore di Penny Mordaunt, secondo nome dopo Sunak in lizza per la guida del Paese, riportata dal Guardian. Secondo molti giornali inglesi, infatti, la maggioranza riconquistata da parte di Johnson sarebbe soltanto un dato presunto: dei 102 colleghi che gli avrebbero garantito il sostegno, soltanto 60 lo hanno dichiarato pubblicamente, come fa notare Rowena Mason, giornalista del Guardian.