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Le operazioni attorno al mausoleo di Arafat

Questa mattina a Ramallah, in Cisgiordiania, è stato riesumato il corpo del leader palestinese morto in un ospedale militare di Parigi l’11 novembre del 2004. Le circostanze mai chiarite della morte hanno portato i giudici francesi  che si occupano delle indagini a richiedere analisi approfondite della salma. Il sospetto, avallato da alcune tracce di polonio ritrovate sugli indumenti di Arafat, è di morte per avvelenamento.

I lavori di riesumazione sono stati portati avanti da una squadra formata da esperti francesi, russi, svizzeri e palestinesi. L’operazione si è svolta protetta da teloni blu collocati attorno al mausoleo di pietra calcarea che raccoglie i resti del primo presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Da parte della stessa Autorità c’è stato il massimo riserbo sulla vicenda, ma sul posto era presente il muftì di Gerusalemme, Mohammed Hussein, la suprema autorità giuridica.

Dopo aver prelevato alcuni campioni di tessuto, la salma è stata nuovamente tumulata. Sul posto si sono recati alcuni parenti del leader ma non la vedova Souha. Presenti invece le autorità giuridiche francesi che hanno dato il via alle indagini, per far luce sulla vicenda.

Darcy Christen, portavoce della clinica universitaria di Losanna, dove vennero effettuati i primi test, ha affermato che “saranno prelevati campioni organici sulla base di un protocollo estremamente rigoroso, e saranno quindi esaminati”. Proprio la clinica di Losanna aveva riscontrato tracce consistenti di polonio sui vestiti e sul copricapo di Yasser Arafat, nello specifico di polonio-210, un pericoloso isotopo radioattivo, lo stesso con cui venne ucciso nel novembre del 2006 l’agente segreto russo Alexander Litvinenko. Christen ha parlato di parecchi mesi prima di riuscire ad arrivare a un risultato tangibile dalle analizi dei tessuti.

Maria Elena Zanini