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Benjamin Netanyahu all’Assemblea Generale dell’ONU nel settembre 2012 mostra la “linea rossa” che l’Iran non deve oltrepassare nello sviluppo del nucleare. Foto di: Ansa.

È l’alba di una nuova WikiLeaks. Il 23 febbraio Guardian e Al Jazeera hanno pubblicato una prima selezione dei dossier riservati dei servizi segreti sudafricani fatti trapelare da una talpa. I primi a tremare sono gli israeliani: i documenti sinora pubblicati dimostrano che c’è un abisso tra Benjamin Netanyahu e il Mossad rispetto alla valutazione della minaccia nucleare iraniana. In particolare, i servizi segreti israeliani avrebbero sbugiardato le pesanti accuse rivolte dal premier all’Iran davanti all’Assemblea Generale dell’Onu nel 2012. Ma questa rivelazione è solo la prima di una lunga serie e Israele non sarà il solo Stato coinvolto: nei dossier ci sono anche le prove dei contatti tra la Cia e Hamas, mentre anticipazioni parlano di rivelazioni sulla politica occidentale in Africa e sulla Corea del Nord.

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Il discorso di Nentanyahu all’Onu nel settembre del 2012 aveva segnato un cambio di passo nella politica israeliana nei confronti dell’Iran, allora governato da Mahmud Ahmadinejad. Il premier aveva paragonato la Repubblica Islamica ad Al-Qaida e, mostrando all’Assemblea un grafico a forma di bomba, aveva indicato la “linea rossa” che gli iraniani non avrebbero mai dovuto superare nello sviluppo dell’ingegneria nucleare. Israele, con questo discorso, minacciava la guerra, ma, a quanto pare, il Mossad non era d’accordo. Un documento riservato risalente al 22 ottobre, e dunque a due settimane dopo il discorso esplosivo, rivela che l’intelligence israeliana aveva dichiarato senza mezzi termini che l’Iran non stava lavorando per produrre armi atomiche, ma, al contrario, per potenziare il nucleare civile. Netanyahu, insomma, aveva spinto il pedale sull’acceleratore indicando nell’Iran una minaccia in assenza della minaccia stessa.

Che tra il politico e i servizi non corresse buon sangue era cosa già nota. Ma a meno di un mese dalle elezioni presidenziali in Israele, previste per il 17 marzo, la pubblicazione di questi documenti assume un forte valore politico. Tanto è vero che già c’è chi grida al complotto e indica la Casa Bianca come possibile talpa. L’ipotesi, però, è poco credibile: tra i dossier nelle mani di Guardian e Al Jazeera ci sono anche documenti destinati a imbarazzare non poco gli Stati Uniti. Per ora sono stati pubblicati quelli che dimostrano che nel 2012 la Cia ha cercato di entrare in contatto con Hamas benché l’organizzazione palestinese sia ufficialmente considerata come “terroristica” dagli Stati Uniti. Nelle prossime settimane si attende la pubblicazione dei nuovi documenti sulla politica di alcuni Paesi occidentali in Africa e sul regime di Kim Jong-un. Lo stillicidio è appena cominciato.

Chiara Severgnini