Con oltre il 98% dei voti scrutinati, i primi exit poll delle elezioni parlamentari in Romania mostrano in testa il partito socialdemocratico di sinistra. Sembrerebbe che il Psd si avvii a vincere con il 26%, mentre il centrosinistra ha ottenuto poco meno del 23% dei voti, con un vantaggio di quasi cinque punti sull’Alleanza di estrema destra per l’unità dei romeni (Aur) che, invece, si mantiene sul 19%. Dietro l’Aur si collocherebbe il Partito liberale (Pnl) di centro-destra, che si attesta attorno al 14,5% e l’Unione Salvate la Romania (Usr), ferma all’11.9%. Altri tre partiti sono riusciti a superare la soglia di sbarramento del 5%, necessaria per entrare in Parlamento. Il primo è l‘Udmr, partito della minoranza ungherese, il secondo è il Sos, il partito di estrema destra guidata da Diana Sosoaca, e per ultimo il Pot, altro partito di estrema destra molto vicino a Georgescu.

Questi risultati arrivano una settimana dopo che il candidato di estrema destra, il populista e filorusso Calin Georgescu, aveva ottenuto nel primo turno delle votazioni presidenziali un vantaggio sorprendente.
Il primo ministro in carica Marcel Ciolacu ha detto: «Dobbiamo guardare con attenzione ai risultati», insinuando il fatto che i rumeni stiano inviando un «segnale importante alla classe politica». Per quanto riguarda le presidenziali, il ballottaggio tra Elena Lasconi, leader del partito di centrodestra, e Georgescu è previsto per l’8 dicembre. Prima però bisognerà attendere il 2 dicembre, giorno del responso della Corte costituzionale sul riconteggio dei voti, chiesto non solo per il risultato inaspettato del candidato di estrema destra, ma soprattutto per il sospetto di ingerenze russe sul voto attraverso la piattaforma social Tiktok.