La Romania vuole restare in Europa. L’elezione di Klaus Iohannis, che ha trionfato con il 65% dei consensi, è la prova. «Per i miei cittadini voglio una Romania normale, moderna ed europeista», ha detto come prima cosa il neoeletto premier. La sconfitta, il cui governo è caduto dopo 21 mesi per la perdita della maggioranza, è Viorica Dancila, socialdemocratica e sovranista.

Il fascino della normalità – Alla Comunità Europea e all’alleanza atlantica piace soprattutto la prima delle qualità della nuova Romania: la normalità. Quella stessa che il drammaturgo  ex premier cecoslovacco Vàclav Havel auspicava per tutti i paesi dell’est dopo la caduta del muro di Berlino. Un premier europeista e anti corrotti sarà in grado di mantenere il Paese sulla retta via, ovvero lontano da Mosca. Il suo curriculum fa ben sperare: è il primo presidente a non aver avuto legami con le strutture politiche dell’era comunista ed è stato paladino delle arti e dell’Europa tanto da far eleggere Sibu, la città di cui era sindaco, a capitale europea della cultura nel 2007. Una delle ragioni di tante differenze potrebbe essere la sua appartenenza a una minoranza etnica: i sassoni di Transilvania. Storicamente luterani e diffidenti del comunismo, sono sempre stati una voce a favore dell’internazionalizzazione della Romania contro le spinte centripete del comunismo.

Viorica Dancila ex primo ministro della Romania Foto: Wikimedia Commons

Schieramenti e paradossi – Il parlamento che ha cacciato Viorica Dancila ora è guidato da Ludovic Orban, liberale come Johannis, per cui la convivenza dei due dovrebbe essere armoniosa almeno fino all’autunno prossimo quando ci saranno nuove elezioni parlamentari. Lotta alla corruzione e integrazione profonda con l’Unione Europea restano i punti chiave mentre si rafforza ancora di più l’alleanza con Alde per quanto riguarda il posizionamento a Bruxelles. Per capire la situazione e la posta in gioco per l’Europa bisogna spiegare le particolarità, al limite del paradosso, degli schieramenti politici della Romania. Rispetto a molti altri stati, posizioni e scelte politiche sono rovesciate. Klaus Iohannis è un centrista-conservatore contro la corruzione e gli abusi di potere del partito socialdemocratico (erede del Partito comunista). Rappresenta le élite e gli elettori decisi a rafforzare l’impegno romeno nella Ue e a modernizzare il Paese. I socialdemocratici al contrario sono, rispetto all’Europa, su posizioni di difesa a oltranza dell’indipendenza che evocano molto da vicino quelle di leader sovranisti e populisti. Il capo storico del Psd romeno, Liviu Dragnea, è attualmente in prigione condannato a tre anni e mezzo per corruzione forse anche con fondi europei. I socialdemocratici hanno tentato di esautorare l´indipendenza della magistratura per rovesciare la sentenza e così hanno perso la guida del Paese.

Laura Codruta Kövesi nuova supergiudice anticorrotti dell’Unione Europea Foto: Unione Europea

Miracoli europei – L’ex ministro degli esteri Cristian Diaconescu ha detto all’Agence France Presse: «Iohannis è l’unico che può garantire un paese occidentale e prevedibile». Dopo i decenni di oppressione e miseria di Ceausescu, la Romania vive da anni un impetuoso sviluppo economico, con la crescita del prodotto interno lordo più veloce dell’intera Unione europea. Corruzione e carenze gravi delle infrastrutture, però, pesano sullo sviluppo, senza dimenticare la fortissima emigrazione verso l’Italia. La nuova alleanza parlamentare sembrava preannunciare il successo del nuovo capo di Stato come anche una sua vittoria importante sulla scena europea: è riuscito a portare in Europa, come primo supermagistrato anticorruzione della Ue, la supergiudice anticorrotti Laura Codruta Kövesi. Eroina della società civile, fu costretta dai socialdemocratici a lasciare la Directia Nationala Anticoruptiei (l’organo anticorruzione Rumeno) e condannata con accuse false di corruzione agli arresti domiciliari.