In Russia la memoria rischia di sparire. In particolare quella di centinaia di persone scomparse, perseguitate, incarcerate ingiustamente. Memorial, la Ong russa fondata nel 1987 dal dissidente Andrey Sakharov, fisico e premio Nobel per la Pace, e sua moglie Elena Bonner con l’obiettivo di tutelare i diritti umani e ripristinare la verità storica affossata dal regime di repressione, rischia di essere messa al bando.Il Cremlino vuole chiudere l’organizzazione con l’accusa di violare la legge della Costituzione russa e di nascondere una serie di informazioni sulla presenza di “agenti stranieri”. A ciò si aggiungono i presunti segnali di estremismo e terrorismo ritrovati in alcune pubblicazioni di Memorial denunciati dal governo. A chiedere la liquidazione con questi pretesti è stato l’Ufficio del Procuratore Generale rivolgendosi alla Corte Suprema russa. L’udienza preliminare è fissata per il 23 novembre alle 10.30.

Le accuse – «L’organizzazione ha dimostrato di non rispettare la legge, di non garantire la trasparenza delle proprie attività, impedendo un adeguato controllo pubblico», affermano le fonti ufficiali. A pesare di più, secondo il Procuratore Generale, sono le violazioni sistematiche della legge sugli agenti stranieri da parte di Memorial. In particolare ci si sofferma sulla mancata marcatura dei materiali dell’organizzazione come agente straniero, in quanto finanziato da fondi esteri. Il Ministero della Giustizia aveva già fatto presenti queste violazioni il 30 aprile 2013 e il 21 luglio 2014.

Le norme – La legge sugli agenti stranieri in Russia risale al 21 novembre 2012 e vuole colpire soprattutto le organizzazioni umanitarie. A queste ultime è stato ridotto il budget di fondi e donazioni provenienti dall’estero. Diverse Ong, inoltre, hanno subito danni alla reputazione, intimidazioni e procedimenti giudiziari nei confronti dei propri esponenti, proprio come nel caso di Memorial. Sulla base di questa legge qualsiasi tipo di documento, pubblicazione o altro materiale diffuso da associazioni pubbliche finanziate dall’estero deve essere marcato con la dicitura “agente straniero” e anche singole persone straniere coinvolte in attività politiche sono obbligate a definirsi in tal modo.

La più antica Ong – Memorial è la più antica Ong per la tutela dei diritti umani in Russia. Nata con l’intento di opporsi al regime repressivo sovietico e di portare alla luce le frequenti sparizioni di attivisti e dissidenti politici, all’ordine del giorno in epoca sovietica. Secondo l’Afp, l’Agenzia di stampa francese, in Unione Sovietica i prigionieri politici erano oltre 700. La stessa Memorial negli anni ha perso numerosi attivisti come Zarema Sadulayeva e suo marito, ritrovati morti vicino alla capitale cecena Grozny nell’estate del 2009. Si ricorda anche Natalja Estimirova uccisa il 15 luglio 2009 per il suo impegno a favore dei ragazzi e delle donne che venivano rapiti nella notte per ingrossare le file dell’estremismo islamico; Andrey Mironov, ucciso assieme al giornalista italiano Andrea Rocchelli nella regione di Donetsk nel 2014. Persone che hanno lottato per i diritti umani e vengono ricordati anche dai rappresentanti dell’Accademia delle Scienze di Mosca che nei giorni scorsi hanno firmato una lettera aperta in cui denunciano la liquidazione del centro. «Il tentativo di distruzione di Memorial è un tentativo di privare il Paese della sua memoria, cosa che non possiamo permettere se vogliamo evitare il ripetersi di un’era di mostruose repressioni», si legge su La Stampa. «È grazie al lavoro di tanti attivisti che non ci è stato permesso di dimenticare i milioni di persone innocenti che sono morte, finite nelle fosse comuni, giustiziate senza processo o represse per le proprie convinzioni».

Il premio di Lyudmila – Con un post su Facebook, la scrittrice russa Lyudmila Petrushevskaya, ha detto di essere pronta a restituire il premio letterario che il presidente Putin le aveva consegnato nel 2002 nel caso in cui Memorial venisse liquidata. «Mi viene tolto Memorial, ovvero il ricordo di coloro che sono stati condannati e giustiziati, di coloro che sono stati gettati sotto un camion o che sono morti di fame, di coloro che si sono congelati dopo marce sfinenti per strade dimenticate o nei trasferimenti da un campo di prigionia all’altro, di coloro che sono stati torturati, o che stanno in prigione a causa di carte e documenti falsificati, di migliaia di prigionieri che le autorità hanno sempre giudicato pericolosi».

Memorial Italia – A difendere il centro per i diritti umani c’è anche l’organizzazione parallela presente in Italia. Un’associazione che ha sede a Milano e si occupa, come quella di Mosca, della difesa dei diritti umani. «Memorial aveva già ricevuto molte multe ed era sempre riuscita a pagarle e continuare il suo lavoro», afferma Andrea Gullotta, presidente di Memorial Italia. «Se vediamo la situazione da un punto di vista diacronico, sembra si stia andando verso la soluzione finale della società civile in Russia. In Italia siamo salvi e se dovesse concludersi male per Memorial e chiudere porteremo avanti per lei le sue battaglie».