Il leader russo Vladimir Putin vuole riscrivere la Costituzione e si apre a un referendum: motivo? Rafforzare il suo potere al governo ed evitare l’oblio politico dopo la fine del suo mandato. Il primo ministro Dmitrij Medvedev si è dimesso per favorire il programma del suo presidente (e protettore) e al suo posto è stato designato Mikhail Mishustin, tecnocrate delle fisco.

I fatti – Durante l’annuale discorso alla nazione davanti alle Camere riunite il presidente Putin ha insistito sulla necessità di un cambiamento della Federazione partendo da un referendum su una riforma costituzionale per dare maggiori poteri al Parlamento: la Duma. Dopo questa dichiarazione il primo ministro Dmitrij Medvedev (54 anni) e il suo governo si sono dimessi “per dare il necessario margine di manovra al presidente” ha spiegato Medvedev. Al posto del premier uscente – che da sempre rientra nella cerchia degli eletti di Putin – è stato designato Mikhail Mishustin (53 anni) capo dell’agenzia fiscale e ritenuto fino a ieri un “oscuro tecnocrate”, di cui nessuno ha mai sentito parlare se non per la sua passione per l’hockey. La nomina è stata approvata all’unanimità dal gruppo parlamentare di Russia Unita, la formazione politica che fa capo al nuovo zar del Cremlino.

Il problema 2024 – Vladimir Putin non può più essere eletto come Presidente e al termine della sua seconda candidatura (nel 2024 e dopo 20 anni al potere) non vuole trovarsi in una condizione di impotenza politica. Questa la motivazione che lo ha spinto a impostare una nuova strategia. La necessità di un cambiamento e di una modernizzazione del Paese sono un tema ricorrente nella poltica russa e gli oppositori accusano Putin e la sue cerchia di immobilismo e conservazione. Proprio per evitare polemiche sul mancato ricambio ai vertici dello Stato e nello stesso tempo restare al centro della scena, il leader ha pensato bene di muoversi in anticipo e – come tradizione – in totale segreto.

Il referendum – Far votare direttamente le persone è una cosa che sotto Putin non si era mai vista. L’ultimo referendum in Russia risale al 1993 (Putin è entrato in scena nel 1999). Già questo elemento dovrebbe essere letto come un segno di apertura democratica. La rivoluzione costituzionale proposta da Putin iontedbde, come ha dichiarato lui stesso, “accrescere il ruolo del Parlamento, dei partiti, i poteri e l’indipendenza del premier e di tutti i membri dei consigli dei ministri”. Allo stesso tempo però verrà potenziato anche il Consiglio di Stato (che ora ha potere solo consultivo). Così facendo i poteri del Presidente verranno ridotti, come riporta anche il Moscow Times.

Le ipotesi – È probabile tuttavia, sostengono gli osservatori intyernazionali, che Putin stia in realtà preparando il terreno per la sua successione: al termine del suo mandato, a Costituzione riscritta, il presidente uscente potrebbe creare una nomina ad hoc per non uscire di scena diventando un “super-premier” oppure assumere lui stesso la carica di presidente di un rafforzato Consiglio di Stato. Un’altra possibilità potrebbe essere quella di assumere la ledaership alla Duma o di inventarsi una figura istituzionale non soggetta al gradimento degli elettori. L’orizzonte, come si vede, è vario e ancora opaco. E anche la scelta del nuovo premier e la probabile destinazione di quello uscente fanno capire che ancora i giochi non sono fatti.

Il rimpasto e la sorpresa – Il premier uscente Medvedev era la spugna del malcontento, destinato a subire l’impopolarità al posto di Putin (Medvedev ha 38 punti di gradimento mentre Putin 60). Una sua uscita di scena potrebbe essere quindi un problema. Ma per l’amico di lunga data si ipotizza una nomina ad hoc come vice capo del Consiglio di sicurezza per continuare ad essere ancora il numero due di Putin. La nomina del burocrate attento alle tasche dei russi – e inventore di un sistema che permette di vedere online tutti i registratori di cassa del Paese – è stata invece una sorpresa di cui nessuno per ora riesce a interpretare il ruolo. Mikhail Mishustin potrebbe essere il nuovo “delfino” di Putin o una marionetta da manovrare vista la sua inesperienza al comando. Nel privato è padre di tre figli. Ma sulla moglie Vladena non mancano le ombre: come risulta dalle ricerche dell’attivista di opposizione Alexey Navalny, la donnadal 2010 al 2018 – stando ai dati della sua dichiarazione dei redditi – è riuscita a guadagnare quasi 800 milioni di rubli, ovvero oltre 11 milioni di euro. Guadagni realizzati anche negli anni successivi senza che sia possibile capirne la provenienza.

Strategia raffinata e pericolosa – L’ex deputato Gennadij Gudkov, come riporta il quotidiano la Repubblica, ha predetto una forma di dittatura: “Ci stiamo ufficialmente incamminando verso un potere immutabile, che non rispetta nessuna legge internazionale: domani ci sveglieremo in una dittatura, come in Turkmenistan con un leader nazionale che non verrà mai rimpiazzato”. Ma c’è anche chi sostiene, come la fondatrice di R.Politik Tatjana Stanovaja, che Putin si stia solo “preparando a lasciare la presidenza creando un meccanismo di reciproca protezione” per controllare i conflitti con il suo eventuale successore. La radio russa Kommersant – non a caso – ha denominato la mossa di Putin come Operatsija Prejemnik: “Operazione successore”.