Arciprete Vsevolod Chaplin

Arciprete Vsevolod Chaplin

L’obiezione di coscienza è un fenomeno che non si limita solo all’Italia, ma rischia di farsi strada anche in Russia, il primo Paese a legalizzare l’aborto nel 1920. A muovere in questa direzione è la Chiesa ortodossa russa, sempre più influente nelle decisioni politiche. E così la Duma, il parlamento russo, potrebbe esaminare un’altra legge gradita ai fedeli dopo i provvedimenti anti-gay.

Il 14 novembre il Consiglio regionale di Samara ha presentato al Parlamento nazionale una bozza di legge che propone di vietare aborti gratuiti negli ospedali pubblici, ad eccezione dei casi in cui la vita della donna è a rischio. Attualmente l’interruzione di gravidanza fino alla dodicesima settimana rientra in Russia tra i servizi forniti dall’assicurazione sanitaria di base.

“La maggior parte della popolazione è contraria all’aborto senza cause mediche che lo consigliano”, sostengono i firmatari della proposta. A farsi promotore della legislazione pro-vita è l’arciprete Vsevolod Chaplin, noto per la sua posizione dura anche nei confronti delle Pussy Riot. Padre Chaplin ha suscitato scalpore paragonando l’aborto all’Olocausto e in più occasioni ha sostenuto che la società russa non deve piegarsi all’opinione di una frangia liberale limitata. Secondo i deputati sostenitori della proposta di legge, chi versa i contributi sanitari diventa – contro la propria volontà – complice della presunta “epidemia” di interruzioni di gravidanza. Sarebbe questo a “offendere i sentimenti dei fedeli”.

Non è la prima mossa per irrigidire le norme relative all’aborto. Dal gennaio del 2012 è infatti possibile l’obiezione di coscienza, il diritto di un medico di rifiutare un intervento d’interruzione di gravidanza. La stessa legge prevedeva l’obbligo di “una pausa di riflessione” per la donna che intende abortire. L’indicazione, in realtà, viene ignorata molto spesso propri dai medici, per cui i pro-vita sono già arrivati a chiedere multe salate.

Tra gli  ultras anti-aborto c’è anche una donna: Elena Mizulina, presidente della commissione per le questioni della Famiglia, famosa per aver proposto di rendere l’aborto a pagamento in tutti i casi, tranne quelli di violenza sessuale. Tra altre proposte sostenute da Mizulina c’è anche la proibizione della vendita senza ricetta della pillola del giorno dopo e il permesso del marito obbligatorio per chi vuole abortire.

Rischia così di estinguersi una tradizione, quella sovietica, che da sempre lascia un grado di libertà in materia di aborto abbastanza forte. Durante i Soviet, l’aborto fu fuori legge solo per un ventennio, tra il 1936 e il 1955. In quegli anni la spinta non era di tipo religioso, ma pratico: contrastare il forte calo demografico degli anni Trenta e rifornire l’esercito di forze fresche.

Anna Lesnevskaya