Un colloquio telefonico di un’ora e mezzo, il primo dal 2022 tra la Casa Bianca e il Cremlino. Il conflitto in Ucraina è stato al centro del colloquio tra Trump e Putin, che potrebbe segnare l’avvio di una linea alternativa di trattativa, rispetto a quella europea. Una trattativa dalla quale Kiev già si sente esclusa, dato che il presidente ucraino Zelensky è stato informato della telefonata solo a cose fatte.

Cosa si sa – A dare la notizia della telefonata è stato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che sul social network Truth ha scritto di aver avuto un colloquio con il presidente russo Vladimir Putin. «Una lunga e altamente produttiva telefonata», ha specificato il leader americano, che ha avuto come tema principale il conflitto in Ucraina. «Siamo entrambi d’accordo di voler fermare i milioni di morti che ci sono stati nella guerra tra Russia e Ucraina». Nel messaggio sui social, Trump ha aggiunto di essere in sintonia con Putin nel lavorare insieme, anche attraverso reciproche visite di Stato. «I nostri rispettivi team inizieranno immediatamente i negoziati», ha scritto il presidente statunitense. La telefonata è avvenuta dopo il doppio rilascio dell’insegnante americano Marc Fogel (detenuto in Russia) e del cybercriminale russo Alexander Vinnik (in carcere negli Usa).

La reazione della Russia – Per Putin la telefonata rappresenterebbe un «punto di svolta tanto grande quanto qualsiasi battaglia» nella guerra in Ucraina. È quanto ha scritto il New York Times. Il portavoce del Cremlino ha fatto sapere che la conversazione è durata un’ora e mezza. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha invece espresso la speranza che l’incontro a distanza tra i due leader rappresenti una sveglia per l’Occidente, che avrebbe dimenticato come condurre il dialogo.

L’esclusione di Kiev – Solo dopo la chiamata è stato informato Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino non ha apprezzato il mancato coinvolgimento e preme affinché l’Ucraina possa essere parte attiva nei negoziati. «Oggi è importante che tutto non vada secondo il piano di Putin, che vuole fare di tutto per rendere i suoi negoziati bilaterali (con gli Stati Uniti)», ha dichiarato Zelensky.

La questione dei confini – La partita ucraina si gioca sui confini ucraini. Sembra infatti una prospettiva diversa quella portata dagli Usa, rispetto a quella europea. Il segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth, volato a Bruxelles, ha infatti dichiarato: «Dobbiamo iniziare a riconoscere che il ritorno ai confini dell’Ucraina prima del 2014 è un obiettivo illusorio che non farà altro che prolungare la guerra e causare ulteriori sofferenze». Ha fatto cioè intendere che la Crimea e le regioni del Donbass, le prime ad essere invase nel 2022, sarebbero almeno in parte assegnate alla Russia. L’Europa ha invece ribadito la totale alleanza con Kiev. L’alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas, dopo aver incontrato in mattinata il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov, ha dichiarato: «L’Europa sarà ferma e continuerà a sostenere l’Ucraina nella sua lotta». I vari gruppi parlamentari europei hanno mantenuto la stessa linea, ad esclusione di Viktor Orban, che ha appoggiato i due leader di Stati Uniti e Russia: «Mentre Trump e Putin negoziano sulla pace, i funzionari dell’Ue rilasciano dichiarazioni prive di valore. Non si può chiedere un posto al tavolo dei negoziati. Bisogna guadagnarselo».

Il ruolo di Roma – L’Italia si pone in una posizione mediana. Se la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non si è ancora espressa, il suo vice Antonio Tajani, ministro degli Esteri, si è detto positivo sul dialogo tra Stati Uniti e Russia, ma l’Europa andrebbe coinvolta. «Che ci siano dialoghi per la pace lo trovo un fatto positivo. Sul ruolo dell’Europa è fondamentale che ci sia un ruolo non secondario. Ho sempre detto che non dobbiamo andare da soli, siamo due facce della stessa medaglia».