I russi hanno interferito nelle elezioni americane. Il comitato di Donald Trump non ha collaborato con Mosca, ma potrebbe aver ostacolato le indagini. Ecco cosa emerge da una nota pubblicata dal Ministro della Giustizia americano William Barr che ha diffuso il contenuto del rapporto Mueller, il procuratore speciale che ha indagato per due anni sul presunto tentativo di sabotaggio da parte del governo di Putin sul voto del 2016.

Le interferenze russe – Il rapporto, tutt’ora segreto, è stato consegnato al dipartimento di Giustizia venerdì 22 marzo e conclude i due anni di indagini del procuratore Mueller sul cosiddetto Russiagate. Ciò che si sa finora deriva dall’interpretazione che Barr dà dei risultati: «Le indagini del procuratore speciale non hanno trovato prove che il comitato Trump o i loro collaboratori abbiano cospirato o si siano coordinati con la Russia nel suo tentativo di influenzare le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016». La Russia ha usato la sua Internet Research Agency (IRA) per diffondere contenuti falsi sulle reti sociali per interferire con i processi elettorali e influenzare l’opinione pubblica. La “fabbrica dei troll” si è resa responsabile dell’hacking negli account email del comitato Clinton e del Partito Democratico. Nonostante diverse proposte da parte di agenti russi il comitato Trump si è però rifiutato di ricevere aiuto nell’opera di sabotaggio.

Ostacolo alla giustizia – Mueller non giunge a una conclusione nel caso dell’ostruzione alla giustizia. Riporta piuttosto quelle che sono le prove raccolte, favorevoli e contrarie, perché qualcun altro decida cosa farne. I due punti salienti erano stati il licenziamento del capo dell’Fbi James Comey, che ha dato il via alle indagini di Mueller, e le pressioni sull’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions dopo che questi si era ricusato dall’inchiesta. Nella sintesi si cita direttamente il rapporto: «Il procuratore speciale dichiara che “anche se questo rapporto non conclude che il Presidente abbia commesso un crimine, allo stesso tempo non lo esonera”». Rimane uno spiraglio aperto a interpretazioni contrastanti, sulle quali i democratici alla Camera faranno leva per tentare di mettere in difficoltà Trump.

La sintesi –  La lettera di Barr rappresenta il punto di vista del Dipartimento di Giustizia sul rapporto e dà un’interpretazione piuttosto favorevole dei risultati. Lunga quattro pagine, copre i tre filoni principali delle indagini e si conclude con la promessa di rendere pubblica «la maggior parte del rapporto, compatibilmente con le limitazioni imposte dalla legge e dalle prescrizioni dei Dipartimenti». Stando al testo, nel rapporto non si suggeriscono ulteriori incriminazioni, lasciando pensare che l’indagine sia giunta a conclusione.

Prime conseguenze – Per la Casa Bianca la sintesi di Barr costituisce un esonero totale, come Trump non ha mancato di sottolineare in un tweet. Il presidente può tirare un sospiro di sollievo perché con la conclusione del rapporto senza risultati incriminanti si allontana la possibilità di impeachment nei suoi confronti. I Democratici alla Camera daranno battaglia perché il rapporto venga pubblicato nella maniera più estesa possibile. Rimangono in ogni caso aperti altri procedimenti giudiziari nei confronti del Presidente, dalle molestie sessuali all’opacità fiscale nella sua condotta come imprenditore.