Salman Rushdie ha perso la vista da un occhio e l’uso di una mano in seguito all’attentato subito due mesi fa a Chautauqua, nello stato di New York. A rompere il silenzio sulle condizioni di salute dell’autore per la prima volta è l’agente Andrew Wylie, che ha rilasciato un’intervista al quotidiano spagnolo El Paìs. “Le sue ferite sono profonde. Non ci vede da un occhio, dove è stato pugnalato. Ha subito tre gravi lesioni al collo e non ha più la funzionalità in una mano, perché i nervi del braccio sono stati recisi dalle coltellate. L’assalitore gli ha inferto 15 coltellate alla schiena e al busto. È stato un attacco brutale”, ha raccontato Wylie. Tuttavia, non è dato sapere se Rushdie si trovi o meno ancora in ospedale: “Non posso fornire alcuna informazione su dove si trovi. Ma vivrà. Questa è la cosa più importante”.

Flickr.com

L’ATTENTATO- È la mattina dello scorso 12 agosto quando lo scrittore nato a Mumbai, in India, sale sul palco del Chautauqua Institution per tenere il suo intervento nel festival. Tema del discorso: la libertà artistica. Durante la presentazione del moderatore, un uomo piomba improvvisamente tra gli oratori e comincia a colpire Rushdie. Coltellate a ripetizione che colpiscono il collo, l’addome, recidono i nervi di un braccio. L’assalitore viene identificato come Hadi Matar, 24 anni, nato in California da una famiglia libanese. Era in possesso di regolare biglietto, avrebbe rivelato poi il Corriere della Sera. Il ragazzo si dichiara non colpevole quando compare in tribunale circa una settimana dopo e sottolinea di aver agito per le offese recate dall’autore angloindiano all’Islam. Matar è stato accusato di tentato omicidio ed è in attesa del processo, a quanto fa sapere Repubblica.

LA FATWA – La vita di Rushdie è in pericolo da oltre venti anni, da quando la pubblicazione de “I Versi Satanici” ha scatenato contro di lui l’odio di una cultura intera. L’opera pubblicata nel 1988 è ispirata alla vita del profeta islamico Maometto. La trama e i versi gli costano una fatwa, una condanna a morte, per blasfemia, scagliata il 14 febbraio 1989 dall’ex leader dell’Iran Khomeini. La fatwa è ancora valida ed è stata ribadita dall’ayatollah Ali Khamenei diverse volte: prima nel 2005, poi nel 2017 e nel 2019 attraverso Twitter. Sulla testa di Rushdie pende anche una taglia da più di 3 milioni di dollari riconducibile a una fondazione religiosa iraniana, come riportato dal Corriere della Sera.