I resti dell'A321, partito sabato mattina dall'aeroporto di Sharm el-Sheikh e diretto a San Pietroburgo, che si è schiantato nella penisola del Sinai poco dopo il decollo

I resti dell’A321, partito sabato mattina dall’aeroporto di Sharm el-Sheikh e diretto a San Pietroburgo, che si è schiantato nella penisola del Sinai poco dopo il decollo

Un aereo, uno schianto, 224 morti. Una tragedia senza ancora spiegazione diventa un mistero che si infittisce col passare delle ore. Molti i dubbi e le teorie sulla causa, ma per il momento nessuna risposta definitiva. Le uniche certezze sono che sabato mattina l’Airbus A321 è precipitato 23 minuti dopo il decollo da Sharm el-Sheikh, uccidendo tutte le 224 persone a bordo, per lo più di nazionalità russa.

Dopo aver più volte esteso l’area delle ricerche, il ministro delle Situazioni di Emergenza russo, Vladimir Puchkov, ha dichiarato che si concluderanno stasera entro le 22.00. L’area setacciata, anche con l’utilizzo di droni, si aggira intorno ai 40 chilometri quadrati. I resti della maggior parte delle vittime sono stati portati su voli di Stato a San Pietroburgo, dove è in corso l’identificazione in un obitorio di via Shafirovski. Secondo Igor Kagramanian, il vice ministro della Salute russo, 58 persone sono state identificate finora. E stamattina a Veliki Novgorod, circa 160 chilometri a sud di San Pietroburgo, si sono svolti i primi funerali. Si tratta di Nina Lushenko, 60 anni, uccisa nel disastro aereo di sabato.

Nonostante la sciagura dell’ A321, gli aerei russi continuano tutt’ora a volare regolarmente in Egitto. Lo conferma Oleg Safonov, capo dell’agenzia statale per il turismo Rosturism, precisando però che molti russi stanno rinunciando alle vacanze in Egitto. Di avviso opposto la Gran Bretagna che da ieri, con una decisione definita “senza precedenti”, ha sospeso tutti i suoi voli sul Sinai. Di conseguenza 20.000 turisti britannici sono bloccati a Sharm el-Sheikh. Secondo il primo ministro britannico David Cameron, l’aereo russo precipitato sabato potrebbe essere stato abbattuto da un ordigno esplosivo. Ipotesi ripresa dai media britannici che denunciano la mancanza di sicurezza allo scalo egiziano.

Il ministro degli Esteri egiziano ha definito “prematura” la decisione di Londra “in considerazione del fatto che l’inchiesta è in corso e non si è ancora giunti ad una conclusione”. Gli fa eco il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, che esorta alla prudenza dopo che mercoledì l’intelligence americana ha parlato di una bomba a bordo: “Nessuna ipotesi può essere esclusa, ma allo stesso tempo non ci sono le basi per accreditare una delle versioni come più o meno plausibile: lo può fare solo l’inchiesta”.

Nel frattempo il capo dell’aeroporto di Sharm el Sheikh è stato “promosso” a vice capo della società che gestisce gli aeroporti civili egiziani. Al suo posto è stato nominato un pilota, Emad al Balasi. La decisione, che arriva nel mezzo delle polemiche internazionali sulla sicurezza dello scalo, secondo le autorità egiziane, non ha alcuna relazione con lo scetticismo internazionale sulla sicurezza dell’aeroporto.

Mappa del tragitto previsto per l'A 321 di Metrojet, partito sabato mattina dall'aeroporto di Sharm el-Sheikh e diretto a San Pietroburgo, che si è invece schiantato nella penisola del Sinai 23 minuti dopo il decollo. (Credits: CNN)

Mappa del tragitto previsto per l’A 321 di Metrojet, partito sabato mattina dall’aeroporto di Sharm el-Sheikh e diretto a San Pietroburgo, che si è invece schiantato nella penisola del Sinai 23 minuti dopo il decollo. (Credits: CNN)

La vicenda. Sabato 31 ottobre l’Airbus A321 della compagnia russa Metrojet decolla dall’aeroporto del resort egiziano Sharm el-Sheikh diretto a San Pietroburgo. Alle 6:20 ora locale, circa 23 minuti dopo il decollo, il velivolo scompare dai radar e si schianta nella penisola del Sinai precipitando da un’altezza di 30 mila piedi. Subito partono le ricerche, ma non ci sono sopravvissuti tra le 224 persone a bordo, equipaggio compreso. Un satellite statunitense che si trovava sopra il Sinai, ha registrato un’esplosione in aria nel momento in cui l’aereo ha cominciato a perdere rapidamente quota. Non risulta che alcuna richiesta di aiuto sia stata lanciata dal pilota nei minuti precedenti lo schianto. Vengono recuperate le scatole nere e, in attesa di una risposta dai dati registrati a bordo, tutta una serie di congetture e teorie cominciano a farsi spazio sui media, tra smentite e no comment delle autorità coinvolte. Cos’è successo? Quattro le teorie che si rincorrono.

I bagagli delle 224 vittime dell'A321 schiantatosi nella penisola del Sinai sabato mattina

I bagagli delle 224 vittime dell’A321 schiantatosi nella penisola del Sinai sabato mattina

Abbattuto da un missile. Poco dopo la notizia dello schianto, un gruppo terroristico affiliato allo Stato Islamico e attivo nella penisola del Sinai, ha rivendicato l’attentato, millantando di aver abbattuto l’Airbus A321 con un missile antiaereo. Tuttavia, la rivendicazione è stata da subito accolta con scetticismo dagli esperti della sicurezza, che ritengono le armi in possesso degli estremisti non abbastanza potenti. L’aereo, al momento dell’esplosione, si trovava a quota 30 mila piedi, mentre i missili in dotazione al gruppo non raggiungerebbero, sempre secondo gli esperti, una potenza di fuoco superiore ai 14 mila piedi.

Errore umano. La compagnia aerea russa Metrojet ha identificato il pilota in Valery Nemov, che aveva più di 12 mila ore di esperienza di volo, tra le quali 3,860 ore sull’A321. Per queste ragioni, la compagnia aerea esclude la possibilità di errori da parte dell’equipaggio. Tuttavia, solo i dati raccolti dalle scatole nere potranno confermare cosa è successo a bordo dell’aereo nei minuti precedenti l’esplosione.

Guasto tecnico. Hossam Kamal, il ministro egiziano dell’aviazione civile, ha confermato che nessuna richiesta di aiuto o segnalazione di problemi a bordo è partita dall’A321 e che “non c’era alcun rapporto che indicasse che l’aereo aveva guasti, i controlli fatti prima del decollo non avevano rivelato nulla”. D’altro avviso la vedova del co-pilota Sergei Trukhachev, che ha rilevelato a NTV che suo marito si sarebbe lamentato al telefono delle condizioni dell’aereo che “lasciavano molto a desiderare” prima del decollo da Sharm. Ma la compagnia smentisce: insiste che l’A321, costruito 18 anni fa e fatto riparare nel 2001, era pienamente funzionante e imputa lo schianto a “fattori esterni”.

Bomba a bordo. L’ipotesi di una bomba nascosta a bordo da militanti islamici è stata suggerita dalle intelligence sia europee che americane. Associated Press ha diffuso le segnalazioni di fonti anonime tra gli ufficiali americane addetti alla sicurezza secondo cui “una bomba a bordo è uno scenario altamente possibile”. Il 4 novembre Philip Hammond, il segretario di Stato per gli Affari Esteri inglese, corrobora l’ipotesi dichiarando che “c’è una possibilità significativa che lo schianto sia stato causato da un congegno esplosivo a bordo dell’aereo”.

Alessia Albertin