Luca Tacchetto, l’architetto trentenne di Vigonza (Padova), scomparso in Burkina Faso con la compagna canadese Edith Blais e del quale non si avevano notizie da quasi un mese, sarebbe stato avvistato l’ultima volta il giorno 22 dicembre a 50 km da Ouagadougou, capitale dell’ex colonia francese. Si trovava ancora in compagnia della fidanzata. La notizia è stata diffusa dall’imprenditore canadese Patrick Gagnon nell’edizione domenicale del quotidiano Le Soleil. Nel frattempo la procura di Padova, come atto dovuto, ha deciso di aprire un fascicolo con tutti gli elementi raccolti finora nelle indagini.
Ultime tracce – Le notizie più recenti sulla coppia risalivano al 15 dicembre, giorno in cui Luca aveva chiamato i suoi genitori. Come ha raccontato qualche giorno fa al Corriere della Sera il padre Nunzio Tacchetto, il figlio aveva detto di essere arrivato nella città di Bobo-Dioulasso, la seconda più grande del Burkina, e di aver cenato con un suo amico francese del luogo. Successivamente si erano tutti recati al Bois d’ebene, locale della città, per seguire il concerto di una band locale, i Sada Ba. Tutto era stato documentato da un breve video inviato dal giovane alla famiglia poco prima della mezzanotte italiana. Da quel giorno è subentrato un lungo vuoto, anche sui profili social dei due viaggiatori. Un silenzio preoccupante che ha convinto la famiglia a sporgere denuncia ai carabinieri il giorno della Vigilia di Natale.
L’amico rintracciato – Nella giornata di sabato 5 gennaio, la famiglia Tacchetto era riuscita a mettersi in contatto con l’amico del figlio, il francese Robert. Scovato grazie all’aiuto di missionari presenti in Burkina, ha raccontato di aver consigliato alla coppia di visitare un parco naturale distante un centinaio di chilometri dalla città. L’itinerario di Luca ed Edith, partiti da Vigonza il 21 novembre, il giorno dopo del compleanno di Luca, aveva previsto l’arrivo nella capitale del Burkina. Da lì la coppia si sarebbe voluta trasferire nel confinante Togo, tappa conclusiva del loro viaggio di volontariato a sostegno di una onlus per la costruzione di un villaggio. Per arrivare sin lì avevano attraversato lo stretto di Gibilterra e altri Paesi africani, Mali, Mauritania e Marocco, a bordo di una Megane Scenic blu. Anche dell’auto si sono perse le tracce.
La situazione del Burkina Faso – Al momento, sia la Farnesina che il Ministero degli Esteri del Canada stanno vagliando con attenzione tutte le piste e le possibili ipotesi. I funzionari ministeriali sono in costante contatto con le loro ambasciate di Abidjan, città della Costa d’Avorio referente anche per il Burkina Faso. Quest’ultimo è considerato uno Stato ad alto rischio per la presenza di bande terroristiche di matrice jihadista, ma la zona attorno alla città di Bobo-Dioulasso viene generalmente considerata come una delle meno pericolose. Qualche giorno fa però, la madre della ragazza canadese, Jocelyne Bergeron, raccontava dei problemi avuti dalla coppia in Burkina Faso per l’ottenimento del visto. Inoltre, sulla base di quanto riferitole dall’uomo che avrebbe dovuto accogliere i giovani in Togo, sembra che in passato la polizia burkinabé abbia arrestato dei volontari senza permettere collegamenti col mondo esterno.