Sono stati sgomberati gli ultimi manifestanti che resistevano nel villaggio di Lutzerath, dove, nella giornata di domenica anche Greta Thunberg era stata rimossa con la forza dalla polizia tedesca. L’attivista si era unita ai giovani arrivati nella zona per protestare contro l’abbattimento della cittadina a favore di miniere ancora più estese.

Il villaggio occupato – Le proteste andavano avanti dal 7 gennaio, nel Land del Nordreno Vestfalia. Tra i movimenti che avevano occupato il villaggio c’erano anche Fridays for future, Ultima generazione, Greenpeace. Il gruppo ecologista LuetziBleibt, in particolare, chiedeva «un cambiamento nell’attuale sistema economico, con la catastrofe climatica già presente, che sta già colpendo duramente le persone nel Sud del mondo, che non l’hanno causata». Gli attivisti avevano organizzato blocchi stradali e messo a disposizione delle navette per portare quante più persone possibili nell’area. Gli occupanti si erano barricati in edifici abbandonati, case sull’albero e capanne a terra e avevano popolato stabilmente il paese. Durante le giornate erano state organizzate diverse attività, incontri, laboratori e momenti di riflessione collettiva. Gli attivisti puntano il dito contro il governo tedesco, accusato di cedere agli interessi delle multinazionali in un momento storico molto delicato per l’ambiente.

L’arrivo di Greta – Greta Thunberg era arrivata a Lutzerath all’inizio del weekend. Domenica insieme a decine di attivisti aveva occupato uno dei campi che il colosso energetico tedesco Rwe intende bonificare per avviare l’estrazione di 280 milioni di tonnellate di lignite entro il 2030. Nel suo intervento Greta era stata durissima con i Verdi, accusando il governo tedesco e la Germania di essere «fra i Paesi più inquinanti del pianeta e di avere enormi responsabilità» e le manifestazioni hanno assunto il tono di uno scontro generazionale. «Voi siete la dimostrazione che i cambiamenti non arriveranno da coloro che stanno al potere, dai governi o dalle imprese, dai cosiddetti leader. No, i leader sono qui. Sono le persone che siedono nelle case sugli alberi e che già da anni difendono Lutzerath», le parole della giovane attivista che ha paragonato il villaggio alla terra oscura de Il Signore degli anelli di Tolkien.«Lutzerath è un limite che non possiamo superare. Se venisse estratto tutto il carbone su cui si trova sarebbe impossibile per la Germania rispettare l’accordo di Parigi», l’attacco da parte di Karsten Smid, esperta di energia di Greenpeace Germania, che fa parte di un’ampia coalizione di associazioni contrarie all’estrazione del carbone.

Gli sgomberi – L’11 gennaio gli attivisti presenti a Lutzerath hanno subito il pugno duro da parte della polizia. Secondo le stime delle forze dell’ordine si trattava di circa quindicimila persone, ma le associazioni hanno dichiarato di essersi radunati in oltre 35mila. Oltre mille agenti sono intervenuti per dare il via allo sgombero dell’area, sull’onda della sentenza del tribunale che fissava al 10 gennaio il limite massimo per andarsene. Gli attivisti hanno risposto trasformando l’occupazione in una piccola guerriglia, con il lancio di pietre e fuochi d’artificio. Alcune persone sono state trascinate via con la forza dagli agenti, che hanno serrato le porte degli edifici del villaggio per evitare nuove occupazioni. Anche Greta è stata portata via con la forza dagli agenti. Sedeva su un muro della miniera di carbone di Garzweiler ed è stata allontanata perché a rischio in quel punto. Alcuni attivisti continuavano a resistere barricati sugli alberi. Come scrive il medium inglese Bbc, i manifestanti speravano in una legge federale che avrebbe proibito il taglio degli alberi tra febbraio e settembre e che, avrebbe bloccato per mesi il progetto di ampliamento della miniera di lignite.

Il villaggio – Lutzerath fino al 2006 era un villaggio tedesco della Renania, abitato da 2000 persone, situato vicino alle due più grosse miniere di lignite del mondo, Garzweiler e Hambach. Poi da quell’anno è cominciato un esodo che non si è mai arrestato fino a quando Lutzerath è diventato un centro fantasma, e di conseguenza poi un simbolo della lotta degli ambientalisti contro i combustibili fossili. Eckardt Heukamp, un agricoltore, era uno degli ultimi che ancora resisteva fin quando la RWE non ha rilevato i suoi terreni. A rendere necessario lo spostamento degli abitanti sarebbe il progetto di ampliamento delle miniere di lignite. Ad ospitare gli abitanti sarà il nuovo villaggio, Immerath, creato per loro a pochi chilometri da dove sono nati e cresciuti. Mentre Lutzerath sarà completamente abbattuto per essere inglobato nel centro di estrazione di materiale fossile da 3.200 ettari. Il piano della società estrattiva, secondo il governo tedesco, è necessario per soddisfare i bisogni energetici del Paese in un momento di difficoltà, aggravato dalla crisi energetica dovuta al conflitto in Ucraina.