Nuove tensioni in Medio Oriente dopo i funerali del ministro palestinese Ziad Abu Ein, morto il 10 dicembre a seguito degli scontri a Ramallah con l’esercito israeliano. Il ministro stava manifestando pacificamente contro la realizzazione di una colonia a Turmusiya, in Cisgiordania, quando i soldati israeliani hanno iniziato a sparare lacrimogeni. Poco dopo si accascia a terra tenendosi il petto con le mani: morirà in ambulanza, prima di raggiungere l’ospedale di Ramallah.

Il presidente dell'Anp Abu Mazen mostra un'immagine del ministro Zaid Abu Ein durante gli scontri a Ramallah

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen mostra un’immagine di Zaid Abu Ein durante gli scontri a Ramallah

Alla radice dello scontro tra israeliani e palestinesi c’è l’autopsia del corpo di Abu Ein, diffusa l’11 dicembre: blocco dell’arteria coronarica, dice il ministro della Sanità israeliano. E l’emorragia rinvenuta sul collo del cadavere? Forse colpa dello stress dovuto alla colluttazione con i poliziotti. Per i palestinesi, in lutto per tre giorni, la realtà è ben diversa. ll presidente palestinese Mahmoud Abbas ha definito il ministro la vittima di un “evidente reato” e “atto barbarico”. Secondo Hussein Al Sheikh, responsabile della sicurezza palestinese, l’autopsia porta a galla “le favole raccontate dagli israeliani sulla stampa”. Per i palestinesi, dunque, Abu Ein sarebbe morto dopo essere stato colpito e aver inalato gas lacrimogeni. “Riteniamo Israele completamente responsabile per la morte di Ziad Abu Ein che stava solo piantando alberi di ulivo insieme ad attivisti internazionali e palestinesi”, ha dichiarato Saeb Erekat, capo negoziatore palestinese, confermando la posizione ufficiale palestinese.

Prevedendo possibili manifestazioni le autorità dello stato ebraico hanno dispiegato in Cisgiordania due battaglioni dell’esercito e due unità di polizia di frontiera: già a Hebron si sono registrati tafferugli tra poliziotti israeliani e un centinaio di manifestanti palestinesi.

Angelica D’Errico