La Scozia sarà il primo Paese al mondo a garantire accesso gratuito agli assorbenti in scuole, università e altri luoghi pubblici. La “Period Products Free Provision Bill”, approvata dal parlamento di Edimburgo con voto unanime, è il punto d’arrivo di una campagna guidata dalla parlamentare laburista Monica Lennon, che ha presentato la proposta di legge lo scorso anno.

Un problema diffuso – Lennon, che da anni si batte per «ridare dignità al ciclo femminile», ha posto al centro della campagna il tema della “period poverty”, l’incapacità delle donne in condizioni economiche svantaggiate di acquistare assorbenti e altri prodotti per la propria igiene (period in inglese significa appunto ciclo mestruale). Il 10% delle donne del Regno Unito non può permettersi di acquistarli, cifra che nel periodo di lockdown è salita al 30%. Secondo un’indagine della Bbc, il 19% delle ragazze sceglie di acquistare prodotti «meno adatti» ma più economici. Fornire assorbenti gratuiti costerà alla Scozia poco meno di 10 milioni di sterline l’anno. Nicola Sturgeon, primo ministro e leader del Partito nazionale scozzese, in un tweet si è congratulata con Lennon e si è detta «fiera» di aver votato per l’approvazione della legge. «La Scozia è un esempio, ora speriamo che in pochi anni molti altri Paesi imparino da ciò che abbiamo fatto per combattere la “period poverty”». La parlamentare scozzese ha anche aggiunto che alla legge dovrà far seguito un programma di educazione nelle scuole sul tema del ciclo.

Il resto del mondo – Il tema del costo degli assorbenti e delle aliquote fiscali applicate su prodotti di questo tipo è da tempo discusso in molti Paesi. Nel 2015 il Canada rimosse la cosiddetta “tampon tax”, e lo stesso hanno fatto alcuni stati Usa, l’Australia e l’Irlanda. In Germania dal 1 gennaio 2020 l’imposta sugli assorbenti è stata ridotta dal 19 al 7%, mentre in Francia già dal 2015 l’aliquota è passata dal 20% al 5,5. In Inghilterra è stata ridotta dal 17,5% al 5,5. In Italia l’imposta sugli assorbenti rimane una tra le più alte d’Europa. I prodotti mestruali non sono considerati beni primari e perciò hanno un’Iva del 22%. Un dato che colpisce poiché, ad esempio, sono esenti da Iva prodotti come monete e lingotti d’oro acquistati per investimento, mentre su prodotti all’apparenza meno necessari come francobolli e tartufo è applicata un’imposta del 10%.

Possibili passi avanti – Con l’approvazione del decreto fiscale 2020, l’aliquota è scesa al 5%, ma solo per gli assorbenti lavabili e compostabili e per le coppette mestruali. Tuttavia, come ha riportato Sette, questi prodotti rappresentano una fetta minuscola (meno dell’1%) nel mercato dei prodotti mestruali, che vale in totale circa 510 milioni di euro. Secondo il Sole24Ore, sarebbero necessari circa 72 milioni di euro per ridurre al 5% la tassazione sugli assorbenti, una spesa, fa notare il quotidiano, «ben al di sotto del tetto di capacità di intervento del Parlamento sulla legge di Bilancio». In attesa del Parlamento alcune istituzioni pubbliche si sono portate avanti: lo scorso settembre l’Università Statale di Milano, accogliendo le richieste degli studenti, ha approvato l’installazione nei bagni dell’ateneo di dieci distributori di assorbenti igienici e prodotti per l’igiene personali, venduti al prezzo calmierato di 20 centesimi.