L’ambasciatore è a terra, gambe e braccia distese. Un uomo, vestito di nero con la camicia bianca, agita una pistola e urla: “Ricordatevi di Aleppo. Allah Akbar!”. Sullo sfondo quelle fotografie che dovevano celebrare la lunga amicizia tra la Russia e la Turchia. Un’amicizia che ora rischia di rompersi.
È la scena surreale che fa da cornice all’assassinio di Andrei Karlov, l’ambasciatore russo in Turchia. Ucciso a colpi di pistola da un agente di polizia anti sommossa turco.
Ankara. È lunedì sera, 19 dicembre. L’attentato viene eseguito durante l’inaugurazione della mostra fotografica La Russia vista dai Turchi. Siamo solo a un chilometro in linea d’aria dal Parlamento turco. L’assassino è Mevlut Mert Altintas, 22 anni, originario della provincia di Smirne, che all’ingresso aveva mostrato il tesserino della polizia. In due occasioni, nel 2014 e nel 2015, aveva fatto parte della scorta del presidente Recep Tayyip Erdgoan.
«Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui». Così si rivolge l’aggressore alla sua vittima, dopo avergli sparato otto volte alla schiena. Il giovane urla per oltre un minuto frasi in turco e in arabo, rivolgendosi ai presenti atterriti e schiacciati contro il muro. «Allah è grande. Non dimenticatevi della Siria». Sa che non uscirà vivo da lì. Dopo pochi minuti le forze speciali turche fanno irruzione e lo uccidono.
L’ambasciatore russo morirà poco dopo. Tutti i tentativi di soccorrerlo sono stati inutili. Karlov era un diplomatico di lungo corso, di stanza nella penisola coreana dal 1979, prima di diventare ambasciatore in Corea del Nord tra il 2001 e il 2006. Da tre anni serviva in Turchia, a cavallo di un periodo molto turbolento tra Mosca e Ankara. Dopo l’abbattimento del caccia russo nel 2015, Erdogan era stato isolato da Putin e sembrava che i due Paesi fossero sull’orlo di una crisi irreversibile. La convergenza di interessi sulla guerra in Siria – con la Turchia che si impegnava a tagliare i rifornimenti ai miliziani ISIS e la Russia a non sostenere le rivendicazioni curde – ha portato invece a un riavvicinamento, anche grazie al lavoro di Karlov.
E il comune impegno dei due Paesi in Siria sembra essere il movente dell’attentato che ha coinvolto l’ambasciatore. Oggi il ministro degli Esteri russo ha ringraziato la Turchia «per l’immediata reazione a questo crimine barbarico e per le condoglianze», ribadendo l’impegno di Mosca contro il terrorismo.
«Danneggiare i rapporti diplomatici e compromettere i successi che abbiamo raggiunto in Turchia». Neanche il ministro degli Esteri turco ha dubbi sull’obiettivo dell’attentatore, ma afferma che il suo Paese non ha intenzione di tirarsi indietro. «I responsabili avranno la punizione che meritano».