Omaggio della stampa internazionale a Charlie Hebdo

Omaggio della stampa internazionale a Charlie Hebdo

«Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo». Simbolo della libertà di pensiero ed espressione, la frase scritta dalla biografa Evelyn Beatrice Hall per sintetizzare il pensiero di Voltaire, non è mai stata così attuale in Francia come in questo momento. Mercoledì 7 gennaio a Parigi è stato compiuto un attentato a tali libertà in nome della religione. Due uomini incappucciati e armati di kalashnikov Ak47 sono entrati nella redazione di Charlie Hebdo, settimanale satirico, uccidendo 12 persone al grido di “Allahu Akbar” (Allah è grande) e “il Profeta è stato vendicato”. I killer sono Said e Cherif Kouachi due fratelli franco-algerini, reduci dalla Siria, con un complice 18enne, Hamid Murad. Le 12 vittime sono il direttore del giornale, Charb, 3 dei vignettisti, Cabu, Tignous e Wolinski, 5 membri dello staff del giornale, Bernard, Honoré, Michel Renaud, Mustapha Ourrad, Elsa Cayat, il portiere del palazzo, Frédéric Boisseau, e 2 poliziotti, Frank Brinsolaro e Ahmed Merabet.

Reazioni dei vignettisti alla strage nella redazione di Charlie Hebdo

Reazioni dei vignettisti alla strage nella redazione di Charlie Hebdo

L’attentato è il più grave in Francia dal 1940, tanto da essere definito “l’11 settembre francese”. È riuscito a scioccare e sconvolgere il mondo, ma ha fallito nel tentativo di terrorizzare e imbavagliare la stampa. Le bandiere francesi sono a mezz’asta in tutto il mondo, ma le piazze sono gremite di persone che a testa alta manifestano sdegno e solidarietà, così come le prime pagine di tantissime testate internazionali omaggiano Charlie Hebdo. La risposta della comunità internazionale è ferma e compatta: “Non abbiamo paura” e “Siamo tutti Charlie” sono i manifesti che affollano piazze e social network.

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Se la ragione della strage sono le vignette satiriche sull’Islam e il profeta Maometto periodicamente pubblicate dal settimanale, l’attentato ha sortito l’opposto dell’effetto sperato. Testate di tutto il mondo oggi aprono con immagini simboliche in difesa della libertà di stampa, alcune con le stesse vignette incriminate.

the independent - charlie hebdoFrançois Hollande, presidente della Repubblica francese ha definito la strage un attacco terroristico che ha colpito la Francia al suo cuore e promette di difendere il messaggio di libertà dei vignettisti uccisi. “La libertà sarà sempre più forte della barbarie – commenta via Twitter – la nostra migliore arma è la nostra unità”.

“Un gesto vile ed esecrabile – secondo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – che non colpisce semplicemente un giornale, ma uno dei pilastri sui quali si basa la nostra civiltà, la libertà di stampa”.

Papa Francesco esorta tutti a pregare per le vittime della strage e a “opporsi con ogni mezzo al diffondersi dell’odio e di ogni forma di violenza, fisica e morale, che distrugge la vita umana, viola la dignità delle persone, mina radicalmente il bene fondamentale della convivenza pacifica fra le persone e i popoli, nonostante le differenze di nazionalità, di religione e di cultura”.

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Il danese Kurt Westergaard, il primo vignettista a scatenare, nel 2005, le reazioni del mondo musulmano, si dice spaventato per l’autocensura: “Un’autocensura riguardo all’Islam è già in atto da anni. Charlie Hebdo però è una rivista che non guarda in faccia a nessuno, attacca ogni tipo di autorità, cattolici, politici di ogni tipo, oltre agli islamici. In un mondo libero, serve anche questo. La satira è un segno fondamentale della democrazia”.

La strage è unanimemente condannata anche dalla Lega Araba, dall’università cairota di Al Azhar, la massima istituzione religiosa dell’islam sunnita, dall’Unione delle moschee di Francia e dai governi dei principali Paesi arabi. Nelle piazze tantissime persone di fede musulmana manifestano cordoglio e solidarietà per la redazione di Charlie Hebdo, rifiutando di permettere a un manipolo di estremisti di usare l’Islam come giustificazione per stragi e atti di terrorismo, per i quali non può esservi giustificazione alcuna.

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Alessia Albertin