Il ministro degli esteri italiano, Emma Bonino (foto Ansa)

Il ministro degli esteri italiano, Emma Bonino (foto Ansa)

L’Italia non fornirà armi ai ribelli siriani che dal 15 marzo 2011 si oppongono alle truppe fedeli al regime di Bashar al-Assad, appoggiate invece dalla Russia e dall’Iran. Il ministro degli esteri Emma Bonino, intervenendo a margine della visita al campo profughi di Zaatari in Giordania, ha parlato di una decisione già presa: “E’ una decisione ferma che abbiamo già assunto”. Il ministro ha poi spiegato che in questo momento è necessario “rafforzare i paesi vicini, resi molto fragili dalla situazione”.

Anziché puntare al sostegno militare ai ribelli, in attesa di una conferenza di pace (ancora molto lontana) che disegni il futuro  di ciò che resterà della Siria una volte terminate le violenze, secondo Bonino l’agenda della comunità internazionale fin da subito dovrà ispirarsi alla logica dell’intervento umanitario. Occorre “aiutare la popolazione ancora all’interno della Siria attraverso il Pam – il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu –  e la Croce Rossa, senza fare discriminazioni tra rifugiati e persone in difficoltà”.

Una posizione diplomaticamente corretta, che tuttavia pare smentire le conclusioni dell’incontro tenutosi il 22 giungo scorso a Doha, in Qatar, al termine del quale i ministri di 11 Paesi – Italia assieme a Usa, Gran Bretagna, Egitto, Francia, Germania, Giordania, Qatar, Arabia Saudita, Turchia, Emirati Arabi – hanno convenuto di canalizzare gli aiuti di tipo militare attraverso l’Alto consiglio militare siriano dell’Esercito libero siriano.

Una decisione strategica, quella presa a Doha, finalizzata a “cambiare l’equilibrio delle forze sul campo” per consentire ai ribelli di rappresentare un “contrappeso all’iniziativa di Assad”, rafforzata dal’intervento delle milizie di Hezbollah e dei combattenti dall’Iran e dall’Iraq.

Davide Gangale