Quindici missili, colpi di cannone e un assalto della fanteria. E’ ripresa così l’offensiva curdo siriana per sradicare definitivamente i miliziani dell’Isis dal distretto di Al-Sukhna nel sud est del paese. Un raid della coalizione che comprende anche Usa e Gran Bretagna ha dato il via alla missione di liberazione di Hajin ed altre città lungo l’Eufrate, ultimo rifugio dei miliziani jihadisti.
L’offensiva curda – Per l’ennesima volta, i soldati che stanno affrontando i miliziani sono curdi siriani armati dagli Stati Uniti. La preparazione di questo attacco per sfondare le linee dei jihadisti, che in quell’area godono del sostegno della popolazione locale, ha richiesto diverse settimane a causa del nuovo fronte al nord tra Turchia e guerriglieri curdi. Il governo di Ankara ha iniziato a metà novembre a prendere di mira postazioni curdo-siriane lungo il confine con la Turchia, impedendo l’invio di rinforzi verso le trincee di Hajin nel sud.
Stretti nella morsa – Con il Kurdistan iracheno a sud e questa nuova offensiva, i miliziani dello stato islamico potrebbero attaccare vitali infrastrutture per coprire la loro ritirata. Dalla fine di novembre molti uomini della YPG, le brigate autonome curde, sono schierati intorno ad alcune raffinerie proprio per prevenire uno scenario simile a quello creato in Kuwait dalle truppe in ritirata di Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo (1992).
I rifornimenti – L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria sostiene che nella notte tra l’1 e il 2 dicembre un convoglio di 30 mezzi pesanti si è diretto dal Kurdistan siriano, nel nord, alla regione teatro degli scontri. Sono stati identificati almeno 15 Humvee dell’esercito americano e diverse jeep in assetto da combattimento, molti camion contenevano probabilmente armamenti.
Scambio di accuse – L’Osservatorio riporta anche che sono state colpite dai bombardamenti anche forze fedeli al dittatore Bashar Al-Assad ma la coalizione smentisce, negando il proprio coinvolgimento in una zona molto sensibile perché compresa tra l’area costiera, saldamente in mano al regime, e la zona dell’Eufrate, ancora controllata dallo Stato Islamico. Sana, l’agenzia stampa del governo Siriano, afferma che l’obiettivo era un convoglio diretto verso Hajin attaccata dalla fanteria curda. Nella notte tra il 30 Novembre e il primo dicembre sono state colpite alcune strutture usate dai miliziani come ospedali o prigioni: secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Reuters, le vittime accertate sono 45.