Un attacco di artiglieria siriano a cui è seguita una dura rappresaglia turca nel nord-ovest della Siria. Nella notte del 3 febbraio le forze di Bashar al-Assad hanno ucciso quattro soldati turchi e ne hanno feriti altri nove, mentre un convoglio turco si avvicinava alla città di Saraqib in provincia di Idlib. Il contrattacco turco, secondo le fonti governative di Ankara, avrebbe provocato 35 vittime. Lo scontro ha provocato nuove tensioni fra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la Russia, che in Siria appoggia Assad pur collaborando con le truppe turche nella regione.
Erdogan avverte i russi – In mattinata Erdogan ha parlato con la stampa a Istanbul e ha ammonito la Russia: «Voglio dire alle autorità russe che il nostro bersaglio non siete voi, ma il regime. Non opponetevi». Secondo l’agenzia di stampa russa Tass le forze turche sono state attaccate dal regime siriano perché il comando turco non aveva avvertito Mosca dei loro spostamenti. Il ministero della Difesa russo attribuisce l’attacco siriano a questo mancato avvertimento, sostenendo che «le unità turche sono state spostate all’interno della zona di de-escalation di Idlib nella notte tra il 2 e il 3 febbraio senza avvertire la parte russa, e sono finite sotto il fuoco aperto dai governativi contro i terroristi a ovest di Saraqib». Dalle fila dell’Akp, il partito del presidente Erdogan, il protavoce Omer Celik accusa il regime di al-Assad di aver colpito i soldati turchi perché «si sentivano protette dall’ombrello russo», smentendo inoltre che non ci fosse stata coordinazione preventiva con Mosca.
La risposta turca – L’artiglieria turca e i caccia F-16 hanno colpito 40 postazioni del regime di al-Assad, su indicazione dei servizi segreti. Erdogan ha aggiunto: «Quelli che mettono alla prova la determinazione della Turchia, con questo genere di attacchi capiranno di aver commesso un grave errore. Il nostro Paese è determinato a proseguire le operazioni per garantire la sicurezza del nostro popolo e dei nostri fratelli siriani a Idlib». Tra le preoccupazioni del presidente turco c’è l’aumento della pressione migratoria, perché l’intensificarsi degli scontri a Idlib ha già provocato oltre 300mila sfollati diretti verso la frontiera turca, di cui 150mila solo nell’ultima settimana. Il ministero della Difesa di Ankara riferisce che «nel quadro della legittima difesa l’esercito continua a bombardare obiettivi nemici».
L’avanzata di Assad a Idlib – L’attacco siriano che ha provocato la morte dei quattro soldati turchi è l’ultimo di vari episodi che segnalano l’avanzata delle truppe di al-Assad verso Idlib e Aleppo. Idlib è stata attaccata più volte con raid d’artiglieria e barili esplosivi, mentre l’alleato russo ha attaccato la periferia di Aleppo in vari punti. Al momento è d’importanza strategica la cittadina di Saraqib, controllata dal gruppo jihadista Hayat al-Tahrir al-Sham, considerato vicino ad Al-Qaeda, che i governativi hanno quasi raggiunto la sera del primo febbraio.
L’accordo di de-escalation – Intanto i media turchi riferiscono che il pattugliamento militare congiunto a Kobane tra le forze turche e quelle russe previsto per il 3 febbraio è stato annullato come conseguenza dell’attacco siriano. Proprio nei giorni scorsi il governo di Ankara aveva denunciato ripetute violazioni della tregua nella zona di de-escalation. E l’avanzata delle forze di Assad, unita alla schermaglia del 3 febbraio mette a rischio l’accordo sottoscritto tra Turchia, Russia e Iran nel 2017, che prevede pattugliamenti congiunti tra turchi e russi per evitare scontri tra ribelli siriani e truppe governative. Erdogan e il leader russo Vladimir Putin non hanno ancora parlato degli ultimi sviluppi della situazione, ma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov ha dichiarato alla Tass che «non c’è dubbio che se i presidenti riterranno necessaria una conversazione, questa potrà essere concordata nei tempi più stretti».