Tra i documenti abbandonati dai funzionari del regime di Bashar al-Assad all’interno dei palazzi governativi, ora controllati dei ribelli saliti al potere, ce n’è uno che riguarda l’Italia. Datato 5 dicembre, è stato scoperto per caso in un videoreportage del quotidiano Independent e contiene tra le altre cose il resoconto di una telefonata tra il direttore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) Giovanni Caravelli e Hassan Luqa, capo dell’intelligence del regime assadista.

La relazione – Il video mostra un foglio protocollato del «Dipartimento di intelligence generale, Ufficio del direttore» che contiene un memorandum «all’attenzione di Sua Eccellenza il Luogotenente Generale Presidente della Repubblica» (e cioè indirizzato ad Assad, ndr). La nota riporta innanzitutto una telefonata di Luga con Ahmad Husni, direttore dei servizi segreti della Giordania, che esprime «stupore per ciò che era accaduto e per il modo in cui l’esercito arabo siriano si era ritirato dalla città di Hama, con il timore che la stessa operazione potesse essere ripetuta a Homs» e offre assistenza. Il 5 dicembre i ribelli non erano ancora entrati a Damasco e il loro rapido avanzamento andava di pari passo con il ritiro dell’esercito di Assad. Poco sotto il documento continua con la relazione di un’altra telefonata ricevuta da Luqa, stavolta da parte di Giovanni Caravelli che «ha sottolineato il sostegno del suo Paese alla Siria in questo momento difficile», e che ribadito l’importanza per la Siria di mantenere anche il sostegno da parte della Russia. In una dichiarazione rilasciata a Repubblica lunedì 16 dicembre, fonti dell’intelligence italiana hanno confermato la chiamata, specificando però che «non è stato proposto né assicurato supporto al regime di Assad. Abbiamo chiesto informazioni aggiornate sul perché non riuscissero a fermare l’avanzata e perché i russi non stessero intervenendo».

La posizione italiana – L’Italia stava cercando un riavvicinamento con la Siria già alcuni mesi prima della caduta del regime di Assad. Sul fronte diplomatico aveva riaperto la scorsa estate, dopo dieci anni, la propria ambasciata a Damasco (unico stato occidentale a farlo), e aveva cercato e ottenuto in sede europea la nomina di un inviato speciale. Sembra anche che lo stesso Caravelli avesse fatto un viaggio per incontrare i vertici dei servizi siriani. Con la ripresa dei rapporti diplomatici e il tentativo di rendere “presentabile” il governo di Assad, il governo di Giorgia Meloni sembra che sperasse di aprire un canale per il rimpatrio di cittadini siriani, emigrati in Italia e in tutta Europa per fuggire dalla guerra civile e dal regime.