Kerrylavrov

Il segretario di Stato americano John Kerry a Mosca con il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov. Per Kerry è la seconda visita in Russia quest’anno.

«I terroristi sono i peggiori nemici e non lasciano altra scelta alle nazioni civilizzate che unirsi e sconfiggerli». Stati Uniti e Russia sono pronti a  cooperare fianco a fianco nella lotta a Isis. Lo ha garantito il segretario di Stato americano John Kerry durante un incontro a Mosca con il suo omologo russo Serghiei Lavrov. «Nonostante le differenze» Stati Uniti e Russia hanno già dimostrato di poter lavorare insieme, ha rilevato Kerry. Che ha riconosciuto al Cremlino «un contributo significativo sull’accordo nucleare iraniano» e un ruolo «nei progressi realizzati a Vienna». Il riferimento è alla conferenza tenutasi a novembre nella capitale austriaca, in cui i cinque membri del consiglio di sicurezza Onu hanno tracciato le linee guida per un processo di pace in Siria.

Il responsabile degli Esteri di Washington è arrivato in Russia con l’obiettivo di accorciare le distanze con il governo di Mosca sui passi da fare per arginare lo Stato islamico. Nella sua agenda due incontri: prima con il ministro degli Esteri Lavrov, poi con il presidente Vladimir Putin. Una visita che si inserisce nel quadro del paziente lavoro diplomatico che l’amministrazione statunitense sta portando avanti da settimane. Lunedì, prima di lasciare Parigi dove ha preso parte alla conferenza Cop21 sul clima, Kerry ha incontrato gli altri ministri degli Esteri dei Paesi impegnati in Siria. La Russia non si tira indietro, ma nemmeno si sbilancia. «Restano delle questioni aperte nella lotta al terrorismo», ha affermato Lavrov. La questione principale per Mosca è ora accordarsi sulla lista delle organizzazioni terroristiche e «la possibilità su questa base di procedere alla realizzazione di quanto concordato a Vienna», per poi decidere «il calendario dei prossimi passi». Che potrebbe prevedere una nuova riunione per il 18 dicembre, a New York, su proposta degli Usa.

Ma Kerry e Lavrov non hanno discusso solo di Siria. Per Mosca è necessario considerare lo scacchiere nel suo insieme. «Il compito di combattere il terrorismo è più ampio della crisi siriana», ha detto Lavrov. L’Isis opera in Libia, Iraq, Yemen e Afghanistan e «oggi spero di discutere di tutti questi problemi». A Mosca si guarda con interesse alla neonata coalizione, proposta dall’Arabia Saudita, di 34 Paesi musulmani anti-Isis di cui fanno parte gli Stati del Golfo, molti Paesi africani, Turchia, Egitto, Malaysia e Pakistan. «Si potrebbe trattare di un fenomeno positivo ma prima di valutare bisogna vedere i dettagli», ha commentato il portavoce di Vladimir Putin.

Ma se da un lato apre alla collaborazione con Washington e i sauditi, dall’altro Putin fa intendere di non aver alcuna intenzione di cedere alle pressioni internazionali sul terreno dei diritti umani. In concomitanza con l’arrivo di Kerry a Mosca, ha infatti firmato una legge che garantisce alla Corte Costituzionale russa il potere di decidere di non applicare le sentenze di istituzioni sovranazionali in materia di diritti umani e civili. Uno prova di forza indirizzata soprattutto alla Corte Europea dei diritti umani. E un messaggio diretto agli alleati: insieme nella lotta al terrorismo, ma ognuno padrone a casa sua.

Simone Gorla