siria

Oltre la linea rossa, un’altra volta. Nel raid aereo a Khan Sheikhoun del 4 aprile, l’esercito siriano di Bashar al-Assad avrebbe di nuovo utilizzato armi chimiche – il gas Sarin –  contro i ribelli. Un crimine di guerra che rischia di mettere in pericolo la ritrovata concordia fra Russia e Stati Uniti.

Voce grossa – Barack Obama aveva tracciato il limite invalicabile nell’agosto del 2012: «niente armi chimiche o ci saranno conseguenze». Il suo successore alla Casa Bianca, Donald Trump, pare intenzionato a farlo rispettare. In conferenza stampa, il presidente americano ha definito «inaccettabile» l’uso di gas letali da parte dell’esercito siriano. «Quello che ho visto ieri su bambini e neonati ha avuto un grande impatto su di me e ha cambiato il mio atteggiamento verso la Siria e Assad», ha aggiunto. Pare il preludio a una svolta nella gestione della crisi siriana da parte di Trump che finora ha sempre ritenuto Assad «il male minore». Ma un ruolo più attivo degli Stati Uniti rischia di guastare i piani della Russia, minando i rapporti ad oggi “amichevoli” fra Putin e Trump. Quanto avvenuto il 5 aprile in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe allora essere un primo segnale di questa nuova fase. La Russia ha opposto il veto alla bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti, bollando come «una fake news», una notizia falsa, l’accusa mossa ad Assad di utilizzare armi chimiche.

Tra il dire e il fare – Alla notizia del veto russo l’ambasciatrice americana all’Onu Nikki Haley ha minacciato: «Quando l’Onu non riesce a portare avanti il suo dovere di agire collettivamente, ci sono momenti in cui gli Stati sono costretti ad agire per conto proprio». Come a dire, se le Nazioni Unite non interverranno contro Assad, gli Usa sono pronti a intervenire unilateralmente in Siria. A domanda diretta dei giornalisti sulle prossime mosse americane, Trump ha però risposto con un vago «vedrete». In attesa di vedere quali saranno le decisioni del presidente americano, molti leader internazionali hanno condannato l’attacco attribuito all’esercito di Assad. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, si è rivolto direttamente al suo omologo siriano: «Sono stati uccisi bambini con armi chimiche. Assassino Assad, come ti libererai di loro? Come pagherai, mentre il mondo resta in silenzio, le Nazioni Unite restano in silenzio?». Il presidente francese, François Hollande, ha chiesto sanzioni contro il regime siriano, mentre Papa Francesco si è detto «inorridito dall’inaccettabile strage». Per il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, l’attacco con armi chimiche «conferma che quello di Assad è un regime barbaro: non è possibile che continui ad avere autorità sulla Siria dopo il conflitto».

Gas Sarin – Le autopsie della mattina del 6 aprile hanno confermato che quello usato negli attacchi a Idlib era Sarin, un gas della famiglia dei nervini. I primi ad utilizzarlo furono i membri di un’organizzazione terroristica giapponese nell’attentato alla metropolitana di Tokyo del 1995. Si tratta di un gas inodore e incolore. Provoca un blocco del sistema nervoso e crisi respiratorie che conducono alla morte per soffocamento. Il regime siriano è stato accusato di aver utilizzato più volte questa arma chimica nei raid aerei contro i ribelli. L’episodio più grave, l’attacco chimico nella provincia di Ghuta provocò la morte di più di 1400 persone. Era l’agosto 2013, un anno dopo che Obama aveva tracciato la linea rossa.