Mentre i guerriglieri del sedicente Stato Islamico continuano a mietere vittime, gli Stati Uniti starebbero pensando di inviare nuove truppe in Medio Oriente per provare a sconfiggerli. Si tratta di mille soldati, che, secondo quanto comunicato da alcuni ufficiali all’agenzia Reuters, dovrebbero essere stanziati in Kuwait come forza di riserva per accelerare l’offensiva in Sira e in Iraq.

Medici assassini – L’Isis, infatti, non ha per nulla smesso di seminare terrore. Basti pensare a ciò che è accaduto proprio ieri, 8 marzo, in Afghanistan. A Kabul, quattro uomini vestiti da medici, armati di fucili e granate, hanno fatto irruzione nel più grande ospedale della capitale afgana, uccidendo più di 30 persone e ferendone oltre 50. L’Isis ha prontamente rivendicato l’attentato. Gli assalitori sono stati uccisi, dopo diverse ore di combattimento, da alcuni militari atterrati sul tetto dell’edificio.

La risposta Usa – Il Presidente Donald Trump e la sua amministrazione starebbero soppesando l’idea di dispiegare nuove truppe, in grado di intervenire con flessibilità in caso di situazioni impreviste. Non è ancora chiaro se la proposta abbia l’appoggio del segretario della Difesa Jim Mattis, mentre il portavoce del Pentagono, il capitano Jeff Davis, ha rifiutato di commentare. Se le notizie saranno confermate, il contingente di mille uomini con base in Kuwait si andrebbe a sommare alle oltre 6.000 truppe Usa già presenti in Iraq e Siria e confermerebbe il ruolo prioritario della lotta all’Isis nell’agenda di Trump. Intanto, secondo la Cnn, uomini del corpo dei Marines sarebbero arrivati nel nord della Siria per appoggiare le forze locali. Secondo due ufficiali statunitensi, i combattenti sostenuti dagli Usa si stanno preparando ad assaltare nelle prossime settimane Raqqa, la capitale dello Stato Islamico. Tuttavia, come ritiene uno degli ufficiali che hanno parlato con la Cnn, questa «probabilmente non sarà la battaglia finale contro l’Isis».

Equilibrismo a Manbij – Decine di soldati americani muniti di blindati si trovano anche vicino a Manbij, altra città del nord della Siria, non distante dal confine con la Turchia, sottratta all’Isis lo scorso agosto. Il loro scopo è soprattutto quello di evitare il contatto tra l’esercito turco e i combattenti curdo-siriani, che Ankara ha più volte minacciato di attaccare se non si fossero allontanati dalla città. Martedì scorso, 7 marzo, in un vertice a sorpresa tra gli stati maggiori di Usa, Russia e Turchia ad Antalya, si è giunti ad un accordo: l’invio di forze della coalizione a guida americana a Manbij per ridurre il peso specifico dei curdi. Nella realtà dei fatti, con il benestare di Mosca, gli Usa hanno impedito l’avanzata turca verso la città.