La sconfitta territoriale dell’Isis sembra aver acceso la miccia dello scontro mai sopito fra Israele e la sacra alleanza sciita composta da Iran, Siria e Hezbollah. La mattina del 9 gennaio, i caccia di Tel-Aviv hanno colpito la base militare siriana di Al-Qutaiba, a Nord-Est di Damasco. A riportarlo, fonti vicine al governo di Bashar al-Assad. Nel corso dell’operazione sarebbero stati lanciati quattro missili, di cui tre andati a bersaglio, ma la contraerea siriana sarebbe riuscita ad abbattere un jet di Tel Aviv. Commentando l’attacco, il comando delle forze armate di Damasco ha minacciato «pericolose ripercussioni», aggiungendo che «questa vergognosa aggressione conferma il sostegno di Israele ai gruppi terroristi e i suoi disperati tentativi di risollevare il loro morale dopo le pesanti sconfitte subite».
Israele va all’attacco – Come da prassi, il governo israeliano non ha confermato né smentito il raid. Ci sono però alcuni indizi che indicano come credibile la fonte siriana. Dall’inizio della guerra civile nel 2011, infatti, i cacciabombardieri israeliani hanno condotto diverse operazioni in territorio siriano. In ottobre, poi, il premier Benjamin Netanyahu ha avvertito: Israele «non tollererà una presenza permanente» in Siria dell’esercito iraniano o di Hezbollah, il braccio armato di Teheran in Libano. Parole tradotte in fatti a inizio dicembre, quando l’aviazione di Tel Aviv ha attaccato alcune postazioni militari iraniane a Sud della capitale siriana Damasco. Un articolo del Wall Street Journal, documentato e mai smentito, ha poi sostenuto che il governo israeliano abbia fornito aiuti economici e militari ai ribelli anti-Assad con l’obiettivo di contrastare la crescente influenza in Siria dell’Iran, il più grande alleato di Damasco.
Fuoco alle polveri mediorientali – Ma perché Israele è così ostile alla presenza dell’esercito di Teheran in Siria? I motivi risalgono al 1967 quando, dopo la vittoriosa guerra dei Sei giorni contro una coalizione di sei Paesi arabi, Israele ha occupato le alture del Golan. La zona si trova al confine settentrionale con il Libano e soprattutto con la Siria che dalla fine del conflitto ne rivendica la sovranità, finora senza successo. Ecco allora che la presenza massiccia di basi, uomini e mezzi dell’esercito iraniano e di Hezbollah in territorio siriano preoccupa Israele, che vede in pericolo il suo controllo sull’area contesa. Del resto, Teheran e Gerusalemme si considerano da tempo nemici mortali e in ottobre il comandante supremo delle truppe iraniane ha minacciato di «ridurre in polvere Haifa e Tel Aviv» in caso di attacchi diretti contro il suo Paese.