Hezbollah non si fermerà nonostante gli attacchi delle ultime ore. Lo ha ripetuto Nabil Qawuq, presidente del comitato esecutivo del movimento sciita libanese: il gruppo combattente continuerà la lotta armata in Siria anche dopo l’eventuale caduta del regime di Bashar al Assad. E anche dopo essere stato colpito dai ribelli siriani, che hanno ucciso almeno 18 miliziani di Hezbollah negli ultimi giorni, nella zona di Homs,

Qawuq ha voluto ribadire con forza l’importanza della resistenza armata: “La resistenza è una roccia incrollabile, che resiste alle tempeste”. Gli Hezbollah sono da tempo impegnati nella guerra in Siria, ma ufficialmente affermano di essere nella regione di Homs “per proteggere i libanesi della zona frontaliera”. Lo considerano un dovere patriottico e morale. “Cosa dovremmo fare?”, ha chiesto Qawuq durante una cerimonia di commemorazione, “dovremmo lasciare la nostra gente preda delle uccisioni, dei rapimenti, dei massacri e della espulsione, devono forse rimanere ostaggi, mentre lo Stato libanese non decide nulla per loro e nemmeno chiede di loro?”.

Nelle stesse ore una delle piattaforme dei ribelli siriani ha confermato che sono almeno 18 i miliziani Hezbollah uccisi nei giorni scorsi nella battaglia ancora in corso a pochi chilometri dalla valle della Bekaa, feudo del “Partito di Dio”. Intanto si mobilitano le comunità religiose per il rapimento dei due vescovi ortodossi sequestrati ad Aleppo il 22 aprile da parte di non meglio precisati uomini armati. Anche la comunità di Sant’Egidio ha espresso “dolore” per l’escalation di violenza e ha organizzato una veglia di preghiera nella serata di martedì 23 aprile.

Maria Elena Zanini